...ma bisogna essere consapevoli che il fuoco scotta e può far male.

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Modificato da Inti - 17 Novembre 2008 alle 15:45

Scusami Inti ma dopo averla letta non sono riuscito a trattenermi dalle risa.

Modificato da ortsom1 - 28 Ottobre 2008 alle 18:18

Non vorrei terrorizzare nessuno, lungi da me la voglia di distruggere il mondo incantato di adottilandia, ma la scena descritta da Inti non è così isolata.
Anche la mia principessa Maya, ma molto spesso Incass... col mondo) ha avuto comportamenti aggressivi e autolesionisti, e non nego che a un certo punto (circa una settimana dopo l'arrivo iN Italia) avevo pensato all' autismo.
Poi abbiamo trovato la famosa chiave dell' inferno. Durante una notte, la decima, in cui buttava giù a calci dal letto mia moglie ho approfittato del fatto che parlo abbastanza bene lo spagnolo (abbastanza per comunicare ccon una bambina di quasi sette anni) e ho chiesto di restare solo in camera con lei.
L'ho presa da parte e le ho detto semplicemente "ti parlo in spagnolo perché non posso permettermi che tu non capisca. Sappi che Marilena è la tua mamma, ma non è la mamma che ti ha abbandonato. Anche se ti assomiglia (perché un po' si assomigliano, e non solo nella durezza cranica...) lei è un' altra donna, che ha scelto di non abbandonarti mai."
Il giorno dopo ho telefonato allo psicologo con un baule intero di sensi di colpa, ma ha funzionato.
Prima, in Guatemala, era toccata a me, quando la seconda notte fuori dall' isituto batteva la testa contro la parete e gridava "Quiero el papà de marcos" (l'altro bambino uscitoi dall' isitituo insieme a lei, i cui genitori viaggiavano con noi: siamo rimasti molto amici) . E io, che dentro mi sentivo morire, le ho detto in spagnolo
"Il papà di marcos è il papà di marcos e vuole Marcos. Io sono il tuo papà e voglio te, anche se tu vuoi il papà di marcos. E sarò sempre il tuo papà, che ti piaccia o no".
Abbiamo ripetuto questa litania per circa un' ora ( sfido chiunque a dimostrare allora dove stava la normalità) poi abbiamo iniziato a giocare lancianddoci un pallone.
Un anno dopo, le suore dell' isituto venute iN Italia in visita ci hanno chiesto se era da tanto che la bambina ci abbracciava e, soprattutto, se parlava.
Aveva fatto da subito entrambe le cose. Almeno, da subito dopo i due episodi che vi ho raccontato.
Poi si potrebbe parlare delle notti insonni curate scendendo in giardino alle tre a raccogliere foglie secche (mi ha chiesto se sono matto ed è tornata a dormire) , della frase "non sei il mio papà vero" ( ma secondo la lettartura non dovevano dirla nell' adolescenza? La mia veva 8 anni...) cui gho risposto con uno spizzante "ti sembro di gomma? non sono mica un gormita.." e via dicendo.

Che cosa dite, devo sperare che i servizi sociali non leggano?






Modificato da lemiss - 28 Ottobre 2008 alle 18:30

Modificato da Inti - 17 Novembre 2008 alle 15:47

BELLISSIMO post ragazzi !!

Devo dire che mi ritrovo in quasi tutte  le vostre esperienze di momenti difficili passsati con i vostri figli (e.g. rifiuto, sfide, prese in giro,attacchi diretti, morsi etc.etc....poi una volta finito il tutto in poco tempo diventa la bimba la  + dolce e affettuosa del mondo... )

Quello che un po` mi "spaventa" e` che la nostra bimba  ha poco + di  3 anni...si avete capito bene solo 3 anni , cosa succedera` + avanti nella pre-adolescenza ??

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Modificato da Inti - 17 Novembre 2008 alle 15:47

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Modificato da Inti - 17 Novembre 2008 alle 15:48

Ma guarda... anche la nostra ha detto "io voglio tornare a San Lucas".

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Modificato da Inti - 17 Novembre 2008 alle 15:48

Certo che l'amore non vince tutto (vedi post sul braccio: se te ne hanno tagliato uno, l'amore non te lo restituisce) e che non siamo onnipotenti. Però se uno ha un figlio malato quello ceh deve fare è, appunto, amarlo perr quello che è. Non guarirà forse, ma si sentirà sicuramente meglio.

Quanto ai ragazzi più grandi, il problema non è che la loro anaffettività è una malattia inguaribile, ma che è un sintomo cronicizzato dal disinteresse in cui sono cresciuti. Per tornare al paragone con il gatto che si è seduto su una stufa bollente, loro non hanno più nemmeno visto che cosa potesse essere una stufa. CHiaro che non ci si vogliono sedere. Il problema, quindi, sarebbe chiedersi perché sono rimasti così a lungo in istituto. O in strada, dove erano abituati a cavarsela da soli. E allora perché dovrebbero accettare di venire a farsi dare consigli di vita da due che neanche conoscono e che ritengono "un disastro" se il treno arriva con dieci minuti di ritardo?

Mentre la mia principessa è occupata a far disperare mia moglie, gli altri stanno silenziosi in camera... i miracoli accadono.

Modificato da Inti - 17 Novembre 2008 alle 15:49

Modificato da Inti - 17 Novembre 2008 alle 15:49

Modificato da Inti - 17 Novembre 2008 alle 15:50

Modificato da cnasci - 29 Ottobre 2008 alle 09:28