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 Forum di Amici dei Bambini : Voci dal movimento : Gruppi Familiari Locali
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Autore Messaggio
Roby Gallieni
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Quota Roby Gallieni Rispondibullet Topic: Gruppo Familiare Locale di Milano
    Postato: 23 Ottobre 2009 alle 17:50

Do a tutti voi il benvenuto nella nuova sezione del forum Voci dal Movimento dedicata a tutti i Gruppi Familiari Locali (GFL).

I GFL sono Gruppi di famiglie adottive, affidatarie, sostenitori a distanza o simpatizzanti dell’Associazione che periodicamente si incontrano svolgere delle attività e sostenere la mission di Amici dei Bambini.

Diverse famiglie dell’associazione hanno dato disponibilità per sostenere tutte le coppie in attesa di adozione, cercando di essere un valido supporto “da famiglia a famiglia”, sostenendoli in tutti i momenti più impegnativi dell’avventura adottiva: dal tempo dell’attesa fino al rientro in Italia con i loro figli, e soprattutto nel periodo post-adottivo.

 

Per inaugurare la sezione ecco il primo appuntamento del Gruppo Familiare Locale di Milano - Affori:

Sabato 7 Novembre 2009 alle ore 17.00 presso lil Centro Servizi alla Famiglia Fidarsi della Vita.

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Roby Gallieni
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Quota Roby Gallieni Rispondibullet Postato: 26 Ottobre 2009 alle 16:52

1° INCONTRO GFL MILANO - AFFORI DI SABATO 5 SETTEMBRE 2009.

 

Presenti 11 Famiglie, e soprattutto avevamo l’onore della presenza di Don Maurizio.

 

Il programma del pomeriggio/serata è stato il seguente:

ore 17,30 “Introduzione”

ore 18,00 “Accompagnamento delle coppie in attesa”

ore18,30 “Il Movimento di Amici dei Bambini e la Pietra Scartata”

ore 19,30 cena in loco

ore 21,00 Rosario per i bambini in Chiesa

ore 21,30 chiacchiere presso il Centro Servizi alla Famiglia

 

Introduzione

L’anno scorso ci eravamo lasciati con la volontà di ritrovarci subito dopo Cervia e lo stesso Sabato del Rosario. Così è avvenuto. Per tutto l’anno ci ritroveremo ogni primo Sabato del mese in concomitanza col Rosario. Il nostro è un incontro di amicizia innanzitutto e di preghiera (per chi ne sente l’esigenza). Sono invitate le famiglie adottive e affidatarie; l’obiettivo è di formare un unico gruppo che interagisca, ciascuno con le proprie possibilità ed esperienze. Questo incontro non sostituisce eventuali incontri di approfondimento inerenti l’adozione e/o l’affido e non sostituisce il lavoro che si effettuerà non appena l’Associazione Amici dei Bambini ci indicherà il tema da trattare per quest’anno nei GFL. Quando l’Associazione deciderà di iniziare il lavoro per quest’anno, verificheremo la possibilità di svolgerlo insieme alle famiglie affidatarie o in modo separato, vedremo…

Approfondiremo il tema de “La Verità da raccontare ai nostri figli”. Cercheremo di trattarlo in modo trasversale, con l’aiuto di Don Maurizio, (che ringraziamo di cuore per la disponibilità semplice e sincera) e di operatori vari, filmati, libri…

Il calendario sarà il seguente:

Sabato 5 Settembre : Introduzione dell’anno.

Sabato 7 Novembre: “La Verità da raccontare ai nostri figli”

Sabato 5 Dicembre:  siamo a Roma con la Comunità La Pietra Scartata.

Data da definirsi: festa di Natale.

Sabato 2 Gennaio 2010: vacanze di Natale.

Sabato 6 Febbraio 2010: “La Verità da raccontare ai nostri figli” Don Maurizio Chiodi.

 

Accompagnamento delle coppie in attesa

Ai.Bi. ci ha fornito la lista delle coppie in attesa, ma ci sono molti errori, per cui, prima di destinare le coppie a ciascuno di noi, dobbiamo accertarci dell’attendibilità di questa. Comunque ciascuno di noi ha dato la disponibilità per portare avanti questo progetto di accoglienza e sono stati “abbinati” i paesi alle coppie. Sicuramente accompagneremo le coppie destinate a questi paesi: Albania, Bulgaria, Russia, Kosovo, Ucraina, Cina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Cambogia. Dobbiamo ancora decidere per quest’altri: Mongolia, Nepal, Congo, Kenia, Perù. Siamo in fase di organizzazione. Ci aggiorneremo al prossimo incontro.

 

Il Movimento di Amici dei Bambini e La Pietra Scartata

Cinque sono i tempi che spiegano che cosa sia il Movimento di Amici dei Bambini e questo lo si trova proprio nello Statuto dell’Associazione.

  1. “…prendersi cura dei bambini…”
  2. “…conservando o restituendo la loro dignità di figli…” (tutti siamo figli, non tutti siamo sposati, non tutti siamo madri, non tutti siamo padri, ma tutti siamo figli).
  3. “…mentre si rende testimonianza dell’amore di Dio nell’accoglienza…”
  4. “…secondo la dimensione propria del Sacramento Matrimoniale…”
  5. “…vissuta nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali…”

L’Associazione La pietra Scartata è un’associazione di fedeli laici riconosciuta dalla Diocesi di Milano. Lo Statuto è stato riconosciuto dall’Arcivescovo Dionigi Tettamanzi.

Emerge, nel suo interno, l’esigenza di aggiungere un “Regolamento”: ovvero definire alcune forme di vita, di stile, scelte alle quali aderisce l’Associazione. A Roma approfondiremo proprio questo, ovvero gli stili di vita e le scelte nella Comunità La Pietra Scartata. Inoltre, sarebbe utile un altro passaggio: una “regola di vita” che la famiglia stessa poi dovrebbe prospettarsi: ovvero delle scelte proprie delle famiglia stessa.

La Comunità è il cuore del Movimento di Amici dei Bambini.

Le finalità si possono riassumere in 4 punti:

  1. Annuncio della salvezza e della speranza in Gesù.
  2. Itinerari di conversione nella testimonianza.
  3. Sensibilizzazione e formazione dei coniugi (fidanzati). La Spiritualità dell’accoglienza.
  4. Confronto interconfessionale ed ecumenico

Tutto ciò è stato accompagnato dalla figura “silenziosa” di una fotografa che aveva il compito di preparare del materiale per un articolo di Alberto Laggia, corrispondente per il nord-est di “Famiglia Cristiana” (aveva richiesto l’autorizzazione a Don Maurizio).



Modificato da Roby Gallieni - 26 Ottobre 2009 alle 16:53
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Quota ssss Rispondibullet Postato: 03 Dicembre 2009 alle 13:05

2° INCONTRO GFL MILANO - AFFORI DI SABATO 7 NOVEMBRE 2009.

 

 

Questa volta l’incontro è stato impreziosito dalla presenza e dalla competenza della dott.ssa Ileana Pistoni (psicologa di Ai.Bi.).

 

Il programma del pomeriggio / serata è stato il seguente:

 

ore 17,30 “La  Verità  da  raccontare  ai  nostri  figli:  viaggio  trasversale  dalla  famiglia

                 affidataria a quella adottiva”: dibattito sul tema condotto dalla dott.ssa Pistoni

ore 19,30 cena in loco

ore 21,00 Rosario per i bambini in Cappellina

ore 21,30 chiacchiere in CSF

 

La dott.ssa Pistoni ha iniziato ad affrontare il tema affidatoLe ponendosi “dalla parte dei bambini” (assioma sul quale si fonda l’agire di Ai.Bi.).

Le tipiche e consuete domande che ci pongono i nostri figli adottati sono, per esempio, “Sono stato adottato - mi hanno detto - cosa volevano da me? Cosa significa?

“Mamma, non ti assomiglio affatto, perché?”

Ci siamo subito resi conto di quanto sia importante che nostro figlio sappia da subito, indipendentemente dall’età, che è stato adottato, che cresca conoscendo il significato di questa parola, che, piano piano, da mera definizione letterale si trasformerà in un significato più profondo e quindi in un “dono”. Ma nel frattempo, prima che questo processo si compia, si deve purtroppo passare attraverso un tragitto irto e colmo di luoghi comuni, possiamo pure chiamarli verosimilmente “sciocchezze”.

Di fronte alla frase che abbiamo appena menzionato, nostro figlio si sente “bollato”, tanto vero che ci dice “cosa volevano da me?”. Si stupisce dello stupore degli altri, i quali vogliono capire in che veste lui è lì. Ma che diritto hanno le altre persone di conoscere la vita di mio figlio? La sua storia? Le sue origini? La sua vita siamo noi, la sua storia siamo noi, le sue origini siamo noi: questo è tutto quello che le altre persone devono sapere, niente più.

Da un “ideale di bambino”(figura astratta e lontana dalla realtà, a nostra misura e piacimento), si arriva ad un “sogno di figlio” (desiderio concreto di amare il figlio): questo è il percorso intenso dei genitori adottivi.

Il cammino adottivo della coppia è isolato, non può contare su appoggi esterni, neppure sui familiari più vicini, in quanto i parenti stessi non percorrono il nostro stesso percorso di formazione. Per questo motivo è sempre più importante creare una “rete” di famiglie adottive / affidatarie, o meglio, una rete di famiglie “accoglienti” che camminano e maturano, giorno dopo giorno, insieme. Di conseguenza, anche i nostri figli, venendo a contatto con le innumerevoli realtà di accoglienza, si sentono “come” gli altri, e non degli estranei, dei bimbi diversi. Sicuramente, comunque, il modo in cui si pone il genitore di fronte a certi quesiti inopportuni determina la sicurezza dei nostri figli. O meglio, i nostri figli osservano attentamente cosa e come noi genitori rispondiamo quando veniamo interpellati riguardo a loro. Noi genitori forniamo un modello di risposta per i nostri figli. Certamente l’ironia e la serenità aiutano il bambino a sentirsi bene e al sicuro. Talvolta però, una risposta “secca” pronunciata con il sorriso sulle labbra chiude definitivamente una discussione che non sarebbe mai dovuta iniziare!

Il bambino pone la domanda quando sa che sarà accolta. Quando un bimbo chiede, bisogna accoglierlo in quel preciso momento, perché non è detto che riproponga la stessa questione in un altro momento. Quando il bambino sente questo “legame di attaccamento” con il proprio papà e mamma inizia a chiedere, perché lui a questi genitori ci tiene.

Fortunatamente oggi non capita più che i bimbi non sappiano di esser figli adottivi (prima si), anche perché oggi l’età dei bambini adottati si è alzata.

Anche per l’affido è fondamentale esser coscienti della propria situazione familiare, bisogna evitare  il racconto di storie inventate, alcune volte espresso dai Servizi. I Servizi devono fare la loro parte, man mano che il bambino cresce. In linea teorica, il genitore affidatario non dovrebbe rispondere a certe questioni poste dal figlio riguardanti la propria famiglia d’origine. Da questo punto in poi si è innescata una lunga discussione incentrata sulla questione appena espressa, ossia fino a che punto i genitori affidatari possono demandare questo tipo di risposte ai Servizi? Cosa mi dice le Legge, ma soprattutto, cosa è meglio per questi figli? Ne è emersa comunque la necessità che la famiglia venga preparata meglio e più profondamente, prima di intraprendere un simile cammino. Ma se il bimbo ha bisogno proprio in quel preciso momento di quella determinata risposta, forse la famiglia affidataria non dovrebbe esser autorizzata ad esaudire questo bisogno? Perché se si aspetta il colloquio con i Servizi, probabilmente il bimbo, in quel momento non sarà o non vorrà riproporre certe questioni! Consideriamo i “tempi del bambino”! Spesso hanno bisogno di sapere che c’è qualcuno che li capisce, che capisce le loro paure.

Non esiste una “banca dati” sulla situazione dei bambini in affido. I ragazzi passano da una Comunità all’altra senza che si sappia nulla della loro storia precedente. Dovrebbe esistere una scheda particolareggiata contenente tutto il vissuto precedente. Come spesso accade, è purtroppo anche un problema di numeri: già in una Comunità una educatrice fatica a gestire cinque ragazze, figuriamoci un’Assistente Sociale che ne ha cinquanta! Comunque, dovrebbe esserci una figura depositaria della storia del bambino: i Servizi dovrebbero custodire ed aggiornare un file contenente la storia di ogni bambino.

Se la collaborazione tra servizi e famiglia funzionasse, non sarebbero necessarie le scadenze relative agli appuntamenti. Se il rapporto fosse tra famiglie ed Associazione, ci sarebbe una completa collaborazione, interscambio. Invece spesso il bambino viene “parcheggiato” in una famiglia, e poi, con calma, dopo anche cinque mesi, si riesce ad avere il contatto con i Servizi…

Perché il genitore affidatario non ha la responsabilità di raccontare la storia al bambino che accoglie? C’è ben altro, forse non riusciamo ancora a vederlo, bisognerebbe parlarne di più: “la preziosità del resto”. Farsi fare il bagnetto, mangiare insieme, dare carezze, fare i compiti, darsi la mano…stare insieme vicendevolmente e curarsi/preoccuparsi a vicenda…In questo senso la famiglia affidataria diventa una “compagna di viaggio”. Se il bambino potrà salvarsi, sarà anche per merito della famiglia affidataria: vi sembra una questione di poca importanza? I genitori affidatari non sono mamma e papà, ma sono come mamma e papà. Questo “come” riassume tutto il senso, il significato dell’essere genitore affidatario.

 

 

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Quota ssss Rispondibullet Postato: 03 Dicembre 2009 alle 13:20

Ricordo a tutti che Domenica 20 Dicembre 2009 c/o CSF Fidarsi della Vita P.zza S. Giustina ad Affori trascorreremo un pomeriggio-serata in letizia natalizia. Non mancate!

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Roby Gallieni
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Quota Roby Gallieni Rispondibullet Postato: 14 Dicembre 2009 alle 09:20

Carissimi,

sicuramente vi sarete tenuti liberi per la FESTA DI NATALE che si terrà il giorno domenica 20 dicembre 2009 alle ore 15,30 c/o il CSF Fidarsi della Vita.

 

I nostri bambini rappresenteranno "Il Presepe vivente" durante un breve momento di preghiera.

Dopodichè, con l'impegno di tutti, cercheremo di raccogliere fondi per l'arredamento ludico della Casa-Famiglia che Cristina ha appena inaugurato personalmente in Kosovo, tramite l'organizzazione di un lotteria (offerta minima euro 5,00 a biglietto), ricca di premi gentilmente offerti da Auchan.

 

Dopo tutto ciò, avremo una grande fame, quindi invitiamo tutti a portare il piatto tipico che generalmente preparate per la vostra cena/pranzo Natalizia in famiglia.

 

Sappiamo con certezza che dopo ogni preghiera avviene qualcosa, quindi, abbiamo bisogno, entro martedì 15 dicembre, di sapere quanti di voi saranno presenti e soprattutto l'età dei vostri figli (non dimentichiamo di specificare poi il piatto Natalizio che si ha intenzione di portare!!).

 

Infine, non essendo ancora i bambini in vacanza, assicuriamo che la festa terminerà entro le ore 22,00. Contiamo di vedervi tutti!!!

 

Con affetto,

Cristina, Renata, Silvia e mariti

 

P.S.: feste a parte, vi ricordiamo che l'anno nuovo inizierà con l'incontro di sabato 9 gennaio 2010 alle ore 17,00 (c/o il CSF) con il supporto di Don Maurizio che proseguirà la trattazione del tema precedentemente iniziato con un nuovo intervento intitolato "Dire la Verità: un compito bello e difficile".

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Quota ssss Rispondibullet Postato: 05 Febbraio 2010 alle 13:07

3° INCONTRO GFL MILANO - AFFORI DI SABATO 9 GENNAIO 2010.

 

Tema affrontato: “Dire la verità: un compito bello e difficile”

Relatore: don Maurizio Chiodi

 

  1. Dire la verità è un atto

 

E’ ovvio che si debba dire sempre la verità. Affermare che la verità ela falsità sono equivalenti significa condannarsi a non potersi più fidare di ciò che gli altri ci dicono. Sarebbe non poter più parlare e non poter più comunicare.

 

“Dire la verità” è molto di più che comunicare un “fatto” o una notizia “materiale”, fredda, neutra, arida e astratta. Dire la verità è un atto impegnativo, che interpreta ciò che è accaduto, dandone testimonianza. L’atto di dire la verità implica la decisione di farsene ed esserne testimoni. Perciò ci chiede di essere sempre umili, perché noi non siamo la verità: ultimamente la verità è Dio. E Dio è grazia.

 

Tale atto è legato ad una grande domanda: che cos’è la verità? Certo, la verità non è riducibile a un’idea. Essa è molto di più, perché ha una qualità pratica originaria, legata all’esperienza reale, anche se chiede poi di essere rappresentata in un concetto, un’idea, una parola, per quanto possibile. La verità è inseparabile dall’atto di accoglienza di un’evidenza che si manifesta e chiede di essere riconosciuta ultimamente come promessa buona e ricca di senso per la decisione personale.

 

Le situazioni problematiche possono essere molto differenti: che cosa significa dire la verità a un malato che ha una prognosi infausta (=mortale)? E a uno che mi interroga a proposito di un segreto che ho appreso nell’esercizio di una professione oppure come un segreto confessionale? Che cosa significa dire la verità a un bambino che è stato adottato e, prima, forse, abbandonato…?

 

 

  1. Dire la verità e la relazione

 

Il compito di “dire la verità” si inscrive sempre all’interno di una relazione, fondamentalmente una relazione di alleanza e di cura. In quanto compito dunque suppone una “grazia”, che è appunto la relazione con l’altro. E’ a partire da questo che nasce il compito.

 

Il “dire la verità” suppone e fa crescere una relazione, nella quale c’è “chi parla”, “chi ascolta”, “ciò che viene detto”, in uno scambio continuo, in modo tale che chi ascolta diventa subito dopo colui che parla e chi parla colui che ascolta.

 

La relazione comporta un tempo, una distensione temporale e dunque una gradualità, un processo e uno svelarsi a tappe. All’inizio si tratta di “dire” l’essenziale, per poi lasciare ai tempi e ai momenti la possibilità di raccontare la storia intera.

 

Vediamo più da vicino i tre elementi che sono implicati in questa relazione.

 

  1. “Chi parla”: chi comunica la verità dev’essere cosciente di collocarsi all’interno di una rete di relazioni. Non può prescindere dal suo ruolo, e dalla relazione con l’altro che ascolta. “Chi” dice, dal punto di vista di chi ascolta, è fondamentale per intendere che cosa viene detto. Non è indifferente, per esempio, che la verità dell’adozione venga comunicata dal padre e dalla madre adottivi, o dai servizi sociali (comunicazione inevitabilmente più neutra). E a me, che non sono il padre e la madre, non spetta “dire la verità”, in questo caso. Sarebbe una menzogna!
  2. “Chi ascolta”: il dire la verità non può non tener conto dell’altro che ascolta. Non posso parlare senza immaginare come e se l’altro possa comprendere quanto gli sto dicendo. Se è un bambino, gli parlerò in modo che egli possa capirmi; se so che egli può fidarsi di me potrò rischiare anche di dirgli una verità assai scomoda e difficile da sopportare (sarà anzi l’unico a potergli parlare in quel modo, senza perderlo e senza che egli senta di perdermi); solo se lo conosco bene potrò trovare i tempi e i momenti più opportuni, per dire e riprendere quanto già detto in modo più profondo; se non lo conosco bene devo lasciarlo parlare, devo saperlo osservare, per poter sapere come parlargli. Una parola vera (detta) nasce sempre dall’ascolto e dunque dall’incontro vero con l’altro. Questo richiede la disponibilità a “dare tempo” all’altro.
  3. “Ciò che viene detto”: il come dico è essenziale rispetto a ciò che dico. Dire la verità è molto più che “essere sinceri”, dicendo “sempre” e senza “filtri” quello che penso. La parola è forma della prossimità con l’altro. Perciò una parola può essere buona anche quando comunica una verità spiacevole, dolorosa, nella misura in cui consente di rielaborare il senso di ciò che è accaduto, all’interno di un dono che è più grande della perdita. Dire è un atto di fiducia, che crea fiducia nell’altro: “questa cosa te la dico perché credo che tu sia capace di andare oltre”. Al figlio non può essere negata la possibilità di conoscere la verità della “trama” della sua intera esistenza. Solo a partire da questo egli saprà decidere di sé e di diventare responsabile.

 

Dire la verità è una “via media”, che sa affrontare i “nodi” difficili, navigando saggiamente tra i due eccessi del nascondere ipocrita (per paura di deludere l’altro finendo così per illuderlo) e del parlare precipitoso, anch’esso frutto di paura, magari di non essere all’altezza.

 

  1. Compiere la verità

 

    1. La parola intuisce un legame pratico. Come atto che comunica una prossimità, il dire la verità permette di accrescere o stabilire un legame buono, un vincolo, che promette qualcosa di cui ci si può fidare, e che passa attraverso e va oltre “ciò” che è detto e ascoltato. Dire la verità è dunque un agire, un custodire l’alleanza, che consente a colui che ascolta di non sentirsi abbandonato. La parola è forma della cura pratica di chi parla.
    2. Il legame tra le parole e i gesti della cura. La parola è in stretta relazione con i gesti della cura, prima e dopo la parola. La parola senza i gesti sarebbe vuota, e si ridurrebbe a un puro dovere da assolvere, tanto per sentirci apposto. Ma i gesti stessi sono le parole (non verbali) che chiedono di essere spiegate, chiarite: senza parole essi rimarrebbero ancora troppo equivoci.

 

Sulle basi di queste prime indicazioni, abbiamo iniziato a dibattere/sviluppare considerazioni e ragionamenti in questo senso.

La difficoltà spesso consiste quando tuo figlio ti chiede di raccontare la storia della sua mamma biologica. Sovente non sai cosa dire, ma qualcosa devi dire. Devi riuscire a capire forse quello che vuole sentirsi dire. La difficoltà non è l’abbandono, bensì delineare l’immagine dalla “mamma” biologica.

La difficoltà consiste nel calibrare le parole in modo da delineare una figura che non venga idealizzata né il contrario. Però non hai i mezzi per poter ottenere questo risultato, perché non conosci quasi nulla di lei, ma lo devi fare, perché sei la sua mamma ed hai il dovere di aiutarlo a crescere in serenità ed in pace con il suo passato, il più possibile. Sono verità di quel poco che sai. Tante volte pensi di aver spiegato bene alcuni concetti, ma ti rendi conto che forse non ha capito nulla, o meglio non ha capito bene. Ha sicuramente un’arma potente. Riuscire a capire che l’abbandono è un dono forse non è da tutti…

Inventare è sbagliato: nell’affido emergono queste tematiche e allora cosa dire? Emerge anche qui il tentativo di salvaguardare la figura della mamma biologica/papà. L’obiettivo è comunque il rientro in famiglia (laddove possibile) quindi, questa possibilità concreta di potersi ricongiungere ai propri familiari determina con ancor maggior fermezza l’obiettivo di mantenere salda le figure familiari. Nell’affido, il concetto di verità come promessa, laddove finisce con l’istituzionalizzazione, è difficile da comprendere. “Dire la verità” però è dire anche il “forse” in modo “vero”: ecco l’affido. Si tratta di un’alleanza che va al di là delle situazioni. Non si hanno gli elementi, ma, al di là dei fatti raccontati, la verità emerge.

Adottare bambini sui 9-11 anni, per certi versi, potrebbe definirsi maggiormente affido anziché adozione. In questo caso, il loro pezzo di vita, di verità è terminato nell’abbandono, quindi una rottura, un dolore, che ha determinato il sentimento di colpevolezza nei propri confronti e la conseguente idealizzazione della famiglia biologica. In questo caso si “accoglie” la loro verità. La verità poi si compone strada facendo, giorno per giorno, trasformandosi in un dono. Comunque, anche conoscere la verità, non rende sicuramente l’esperienza più facile. La differenza non è molta.

 

“…allora anch’io ero nella tua pancia!…..”…………………………………………..

“…la signora…no, la mamma… beh, la mamma vera…”………………………….

Forse c’è bisogno di un “ascolto reciproco”. Il desiderio di esser nella pancia della mamma adottiva è prepotente, sbaragliante e segno di un necessario bisogno di possesso, o meglio, di esser posseduto. Ma da chi un bimbo desidera esser posseduto? Dal proprio papà e dalla propria mamma. E allora questo desiderio non è altro che il suo modo di dirci: “sei la mia mamma, sei il mio papà” e questa volta il termine “mamma”, il termine “papà” non necessita di alcuna qualificazione (né “adottiva”, né “biologica”), perché assume il significato di assoluto: un amore più grande di questo, nostro figlio non potrebbe dimostrarcelo!

Dobbiamo comunque rispettare i loro tempi. D’altro canto, noi siamo (o meglio crediamo di esser) pronti ad esser genitori, ma loro sono pronti ad essere figli?

Sicuramente il cammino adottivo è molto doloroso perché più passa il tempo, più ami tuo figlio e più si insinua dentro di te la ferita dell’abbandono. Inizi a soffrire con lui, o per lui e questo un po’ ti logora, ma ti permette di diventare una cosa sola col tuo bimbo.

 

“…sono rabbrividita e mi è venuta una stretta al cuore…”

quante volte “viviamo” questo sentimento

 

“…tu sei la mia mamma…”

basta sentirselo dire una volta sola e ti basta per sempre!

 

Nell’affido è più complicato, perché gli attori sono molteplici. Come noi genitori affidatari possiamo aiutarli ad imparare a dire la verità? Tante volte è “la loro verità”, ma ti stanno dicendo altro.

Quindi, per terminare, potremmo definire il rapporto adottivo “triangolare”:

 

                              figlio                                                     figlio

 

 


                

 


           mamma                   mamma                              papà                     papà

           biologica                adottiva                          biologico               adottivo

 

Nell’affido sono più incerte le figure che ruotano intorno al bambino, tanto che non le può chiamare neppure “mamma” e “papà”. Oltretutto, la vita scorre attraverso un “forse”, “chissà”, “un giorno”: è una situazione esponenziale, non si tratta di una rottura (come nell’adozione), bensì di uno sfilacciamento.

La complessità maggiore è comunque quella del figlio: dice la verità a modo suo. Sta a noi riuscire a comprenderla.

Ma chi è veramente il padre e la madre? Alla fine ritorniamo a Dio: questa è la Verità del Battesimo.

Dire la verità è la testimonianza di un amore che ti ha preceduto.

Come aiutiamo nostro figlio? Amandolo! Le famiglie adottive sono testimonianza dell’amore di Dio: che responsabilità! Attraverso l’esperienza adottiva mamma e papà raccontano a loro figlio come ama Dio.

E allora dove risiede la “promessa nascosta” in un affido? Quel poco di buono che il bambino è riuscito ad apprendere vivendo con quella famiglia, quella è la promessa sulla quale poi fondare (fidandoti) la tua vita.

 

 

 

 

 

 

 

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Quota ssss Rispondibullet Postato: 23 Febbraio 2010 alle 13:06

4° INCONTRO GFL MILANO - AFFORI DI SABATO 6 FEBBRAIO 2010.

 

Programma: ore 16,00: proiezione del film intitolato “VAI E VIVRAI”

                                                                            di Radu Mihaileanu (2005)

                     ore 18,30: dibattito

                     ore 19,30: cena insieme

                     ore 21,00: S.Rosario per i bambini abbandonati

                     ore 21,30: chiacchiere in allegria

 

Radu Mihaileanu, regista rumeno, attivissimo in Francia, ha confezionato commedie acute e divertenti, grottesche e tragicomiche. Ha la capacità di trasformare temi generali in qualcosa di vivo, in pellicole dal tocco personale, esplosivo e polemiche a livello emotivo e brillante. E’ il regista di quel piccolo gioiello che è stato il film intitolato “Train de vie”: commovente e straordinaria fuga di una comunità ebraica sul finto treno di deportazione.

Questo film è stato premiato due volte a Berlino (dal pubblico e dalla giuria).

Siamo calati nella realtà dell’anno 1984,  dove centinaia di migliaia di Africani trovano rifugio nei campi profughi in Sudan. Gli Israeliani, con l’aiuto degli Americani, portano in salvo gli Etiopi di origine Ebrea (i Falasha). Una mamma Cristiana Etiope, rinuncia al proprio figlio affinché venga salvato e portato in Israele fingendosi figlio di una donna Etiope di origine Ebrea. In seguito alla morte di quest’ultima, il bimbo (di 7 anni) viene dato in adozione ad una famiglia che ha due figli naturali (una femmina ed un maschio).

Partendo da un fatto storico vero, gli autori ci conducono in una vicenda di speranza e di riscatto scandita da un amore del tutto speciale dove è difficile stabilire se è più forte il sentimento del genitore naturale o di quello adottivo.

 

Emotivamente questo film è risultato molto coinvolgente. Spesso accade che quando si adottano bambini più grandicelli (7 e più anni), dopo un po’ di tempo, ci si sente “come le altre famiglie” e quindi iniziano a crearsi delle aspettative sui propri figli, ma spesso, ci si dimentica del loro vissuto e del fatto che sono “diversi”, ovvero che c’è un vissuto che non va mai dimenticato.

In questo film viene espresso in modo chiaro e leggibile per tutti, come l’abbandono si trasformi in un dono: ovvero, l’ordine della madre che allontana il figlio dicendogli “va, vivi e diventa…”  rappresenta l’atto volontario di abbandono del proprio figlio per donarlo ad un’altra mamma in modo che possa vivere, altrimenti sarebbe sicuramente morto, (come era già avvenuto per gli altri suoi due figli). Il suo accorato “diventa” va inteso dunque in senso assoluto; è come se dicesse: “fa’ di te stesso quell’uomo, e anzi, quel singolo che hai diritto d’essere”.

Nel film la sorella si oppone al padre (naturale) di nascosto, invece i nostri figli, (come il protagonista) hanno la capacità di opporsi apertamente. Sicuramente hanno una capacità di affermarsi in modo maggiore rispetto alla media. “Non sono tuo figlio!”: certo, questa è la loro arma migliore. Hanno quindi il potere di contrastarci apertamente, però…sanno esser anche tanto teneri! Ovvero, “…ti tagliano le gambe e ti bruciano il cuore…”.

Il fatto che la famiglia adottiva non sapesse nulla riguardo alla “verità” di vita del bimbo, una volta venuta a conoscenza, non ha cambiato alcunché nella loro vita: lo avevano già accettato prima. Questo avviene spesso nell’adozione dei bambini grandi, ma anche in quelli piccoli.

In un primo momento, nella famiglia adottiva, tutti parlano ma nessuno sa cosa il bambino sta provando: “la sofferenza che non trova parole”: quante volte accade i primi tempi in una famiglia adottiva!

Per tutta la vita tutti dicono a questo bambino “non piangere!”, poi, alla fine, gli viene detto “piangi!”: finalmente ha il diritto di piangere! I nostri figli, a nostro parere, dovrebbero esser sempre felici! Ma, lasciamo loro il tempo per soffrire, per piangere…: questo è un punto in comune tra i bambini adottivi e quelli in affido.

Questo bambino trascorre tutta la sua giovinezza immerso nel conflitto interiore dato dalla consapevolezza della non appartenenza (non era figlio di quella donna bensì della sua mamma rimasta in Etiopia, non era Ebreo bensì Cristiano, non era orfano): non poter dire la verità delle proprie origini, ovvero di ciò che è e che rappresenta: deve annullarsi ed indossare un vestito nuovo, sconosciuto e non suo!

L’escamotage dell’identificazione della figura materna nella luna rappresenta il bisogno estremo di rimanere quello che si è; ben poco sembrerebbe, ma invece moltissimo, in quanto è grazie al rapporto con la luna stessa che il bimbo riesce a sopravvivere.

 

“Tu per me non sei né nero, né bianco; tu per me sei rosso”

rosso come ogni uomo innamorato,

rosso come Adamo (in ebraico Adom=rosso),

rosso come il suolo della sua terra (l’Africa).

 

Forse non dovremmo mai dimenticarci ciò che è stato scritto sul primo Rapporto sull’abbandono, ovvero che ognuno di noi dovrebbe inginocchiarsi di fronte al bambino, per mettersi sul suo stesso piano, in modo che gli occhi si possano guardare…

 

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Roby Gallieni
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Quota Roby Gallieni Rispondibullet Postato: 08 Marzo 2010 alle 13:25

INCONTRO CON PADRE EUGENIO BRAMBILLA FONDATORE DELLA SCUOLA POPOLARE “ I  CARE “- Milano, CSF 6 marzo 2010

 

Il giorno 6 marzo 2010, alle ore 17 nei locali dell’Associazione “ Fidarsi della Vita” in viale Affori 12 si è tenuto l’incontro con Padre Eugenio Brambilla, sacerdote barnabita della Parrocchia Santa Maria Madre della Chiesa nel quartiere Gratosoglio (zona Sud di Milano) fondatore nel 2001 della Scuola Popolare “I care”.

L’idea della scuola era scaturita nella mente di Padre Eugenio in seguito a  due “ incontri”:

- l’ascolto delle esperienze e dei bisogni dei ragazzi del quartiere, molti dei quali a rischio di dispersione scolastica

- la collaborazione ed il sostegno della Preside della Scuola media del quartiere, sensibile alle problematiche legate all’abbandono scolastico.

 

Le finalità della Scuola  Popolare sono molteplici:

- Far arrivare i ragazzi “a rischio” al conseguimento del Diploma di Licenza della Scuola Secondaria di primo grado con il bagaglio di conoscenze e di acquisizioni necessarie per superare l’esame, al pari dei ragazzi che hanno seguito un regolare corso di studi

- Accompagnare i ragazzi in un cammino di crescita personale e di riconquista dell’autostima, per recuperare la fiducia in sé e nelle proprie possibilità , svanita  dopo anni di insuccesso scolastico.

 I primi mesi del percorso scolastico sono chiamati proprio “mesi dell’autostima” .

- Formare al senso della responsabilità: far comprendere che ciascuno è protagonista, è responsabile della propria vita e della propria crescita, ciascuno “deve giocarsi la sua partita”.

- Stimolare l’attenzione all’attualità e alla contemporaneità anche attraverso la lettura dei quotidiani

 

Fondamentale per Scuola Popolare è assicurare il” Diritto allo Studio”. L’insegnamento e la cultura sono trasmessi attraverso un vissuto, attraverso la condivisione di un’esperienza; si propone un “sapere pratico”, utile nella vita di tutti i giorni, con una dimensione “vitale”, cioè “della vita”.

A tale scopo accanto alle proposte didattiche sono previsti incontri con persone che possano illustrare esperienze di vita ( giornalisti, Assessore all’Educazione...) oltre a laboratori ed iniziative particolari (laboratori di giornalismo, viaggi all’estero, visita al carcere di Bollate) che facciano sentire i ragazzi “protagonisti” in modo diretto nella costruzione del proprio sapere e del proprio essere.

Per quanto riguarda le discipline di studio sono state introdotte anche l’Educazione alla Cittadinanza e lo studio della Costituzione come strumenti per far maturare nei ragazzi la consapevolezza di diritti e doveri e la capacità di giudizio su ciò che è “bene” e ciò che è “male”.

La proposta didattica viene portata avanti in un ambiente meno formale rispetto a quello scolastico: non ci sono i banchi o i registri degli insegnanti, si sta insieme intorno ad un tavolo,ma i contenuti e le competenze  richieste ai ragazzi sono agli stessi livelli di  quelli di una scuola più “tradizionale” .

C’è una maggiore attenzione alla qualità dell’intervento educativo e didattico sui ragazzi, c’è attenzione ai ragazzi come “persone”, con un atteggiamento di serietà e coerenza da parte degli adulti che li seguono. Un ragazzo coinvolto ha affermato: “A scuola nessuno si accorgeva di me, qui ti stanno tutti addosso...”

 

Tale progetto ha potuto realizzarsi grazie al sostegno economico e finanziario di fondazioni private e del Comune di Milano e prevede la partecipazione di una decina di ragazzi circa per un Anno Scolastico.

L’accesso a Scuola Popolare avviene su segnalazione della Scuola Media o dei Servizi Sociali. Coinvolge alcune Scuole Medie del quartiere e delle zone limitrofe ( Rozzano e Barona).

Durante le lezioni con i ragazzi sono presenti contemporaneamente sia un docente sia un educatore, con una forte interazione tra le due figure, in modo da poter meglio gestire le situazioni più difficili.

Il gruppo di lavoro prevede anche un supervisore, un coordinatore, uno psicologo, volontari, tecnici di laboratorio, figure di sostegno(insegnanti in pensione, universitari...)

 

Un tentativo di sperimentazione di Scuola Popolare è stato condotto a Quarto Oggiaro, ma si è stati costretti alla chiusura per mancanza di fondi.

Si auspica di poter riproporre una simile esperienza in altri contesti , perché rappresenta una risposta preziosa, concreta e mirata ai problemi dell’abbandono sempre più diffusi e pressanti anche nella nostra società.

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Quota ssss Rispondibullet Postato: 14 Aprile 2010 alle 23:38

INCONTRO QUARESIMALE GFL MILANO DEL 3 APRILE 2010.

 

Abbiamo avuto l’”onore” di condividere questo momento con Irene e Marco GriffinI,  (Presidente di Ai.Bi.); quest’ultimo ci ha intrattenuto con una meditazione intitolata “Restate qui e vegliate”, questa volta in veste di Presidente dell’Associazione “La Pietra Scartata”.

 

Lo scopo di questa meditazione è di tentare di leggere il Triduo Pasquale vedendolo dal punto di vista del genitore adottivo.

La nostra spiritualità è una spiritualità di “esperienza”, l’esperienza di genitori adottivi.

Tre premesse

-         La paternità è una esperienza di accoglienza “illuminata” da un cammino di spiritualità, visto da una particolare angolatura: quella del Bambino Abbandonato. Cosa significa entrare nel mondo del Bambino Abbandonato? Prima di tutto, inginocchiandosi, poi guardandolo negli occhi, poi lasciandosi commuovere di fronte a una tale fragilità, necessità di bisogno d’amore che traspare dai suoi occhi, dal suo sguardo: basta leggere il viso di un bimbo abbandonato per riuscire a leggere il suo bisogno di te! Guai se perdessimo questo sentimento della commozione perché non riusciremmo più a comunicare con questi nostri bambini e soprattutto, non riusciremmo più a vedere il mondo con gli occhi dei bambini! Di conseguenza, sentiamo su di noi “tremendamente” il peso della responsabilità nei confronti del bambino abbandonato: il bambino abbandonato è nostro figlio, non “come” nostro figlio.

-         Se siamo dei padri è perché abbiamo avuto la fortuna di essere dei figli. Come può un ragazzo che non è mai stato un figlio (cosiddetti care leavers = coloro che hanno lasciato l’assistenza) diventare un domani un padre / una madre? Se non sono mai stati amati, come possono imparare ad amare? Soprattutto quando affrontano il mondo del lavoro, le difficoltà sono innumerevoli, anche perché a questi ragazzi manca profondamente il sentimento dell’auto-stima. Abbiamo allora iniziato a lavorare in questo senso, promuovendo progetti mirati per loro.

-         L’esperienza della dolcezza di un nome: papà, “…quando i miei figli mi chiamano ancora papà, io mi commuovo… è l’emozione di esser chiamati con il nome di Dio…mamma e papà è il nome di Dio…”.

Tutto questo per dire che noi raccontiamo niente altro che la nostra quotidianità: l’esperienza.

Il Venerdì santo: il dramma dell’abbandono

Il Venerdì santo è il dramma dell’abbandono, la paternità / maternità delle coppie sterili nasce proprio nel momento della sua negazione ed è il fallimento del “…tutto è compiuto…”: questo nostro grido di abbandono nei confronti del Padre (ci hai fatto conoscere, ci hai fatto incontrare, ci hai fatto amare, ci hai portato ad un’intensità d’amore così alta ed adesso ci togli la possibilità di dare un frutto a questo amore). Perché questa nostra sterilità diventi feconda si deve allargare agli altri abbandoni. Abbiamo visto tantissimi altri abbandoni, e quel “…Dio perché mi hai abbandonato?…” si è trasformato in “…mamma, papà perché mi hai abbandonato?…”. In quel momento siamo stati sulla Croce, ma quanto ci è costato? Quanto è costato ad un bambino abbandonato stare su quella croce? Sulla croce non si sta volentieri, perché poi dalla croce non si scende; non è che la nostra sterilità o il nostro abbandono sia superato, quindi noi che volevamo amore, lungo il cammino della nostra vita abbiamo incontrato la negazione dell’amore! C’è un momento nella vita di ciascuno di noi in cui capita qualcosa di sorprendente, occorre sapere ascoltare con il cuore. In quel momento, il grido arriva così diretto a me, che abbiamo allora scoperto di esser lì sulla croce. Gesù sulla croce non sente più il Padre, ma come mi hai detto che non mi avresti mai abbandonato ed ora…allora va in crisi anche l’identità (…se sono abbandonato, allora io chi sono?…). Quando parliamo di “identità” parliamo per i genitori adottivi di alfabeto. Una delle crisi più forti dei nostri ragazzi è la ricerca dell’identità. L’identità in primis viene espressa dal nome “originario” del bambino. L’unica identità di nostro figlio è il proprio nome e noi lo cambiamo!? Abbiamo scoperto quindi questa identità tra Gesù abbandonato ed il bambino abbandonato. Per la prima volta nella sua vita Gesù non chiama più il padre “Abbà” ma “Dio”. Quindi non “Papà perché mi hai abbandonato?” (un papà non abbandona mai!), perché in quel momento non sei più un papà se abbandoni. In quel momento Gesù si pone nella realtà di chi è senza Dio: Gesù vive l’esperienza dell’assenza di Dio; Gesù il figlio di Dio è ora senza Dio.

Ma perché i nostri figli sono stati abbandonati? Chi è mai riuscito a rispondere a questa domanda? Nessuno. Dio tace, il padre tace, chi abbandona tace…Ma Dio tace e soffre…come è possibile? In questo momento drammatico e tragico si esprime il massimo della rivelazione. L’amore che per amore abbandona il suo unico figlio. Ma che senso ha tutto questo? L’abbandono che è un male e come tutti i mali non viene mai distrutto può tingersi di bene? Come può quel bambino rinascere figlio se è stato abbandonato? Come possiamo noi diventare genitori se i nostri corpi sono sterili? Per noi è facile perché siamo genitori, ma per chi non lo è ancora ed è depresso? In questo momento Gesù è veramente uomo come noi, in quel momento è totalmente uno di noi; in questo attimo Gesù ha dovuto decidere se credere o non credere: una terza via non è data anche per Gesù, come per ognuno di noi. Infatti siamo stati scelti per accogliere un bambino abbandonato e non ci siamo fermati a questo, ma abbiamo anche capito che dobbiamo testimoniarlo.

Il Sabato santo: la lotta della speranza

Domenica, la resurrezione: la prova della fede

Le coppie che sono in attesa potrebbero spiegare a tutti noi di cosa si tratta la lotta della speranza, mantenere viva la speranza. La coppia è formata da due persone, laggiù invece il bambino è da solo! E se lui ce la mette tutta per non far spegnere la speranza…Il bambino abbandonato vive di speranza. Se si riesce a mantenere viva questa speranza, allora avviene la resurrezione. Io credo che lui sia mio figlio, io credo che lui sia mio padre: questa è la resurrezione. Se io credo che tu sia mio padre, io sono tuo figlio e quindi sono salvo, perché i figli sono sempre salvi. Il bambino abbandonato, una volta adottato è stato salvato dai suoi peccati; ma che peccati può mai aver commesso? Di esser stato lontano da un padre ed una madre! Quindi il Padre ha voluto realmente donarci questo suo figlio;  allora “chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato” (Mc 9,37): ecco il grande dono!  Gesù abbandonato, nei bambini abbandonati del mondo, vuole esser accolto e chi accoglierà mio figlio abbandonato io lo accoglierò. Ecco allora la relazione trinitaria: un padre ed una madre che si accolgono e sono accolti e nel loro amore hanno accolto un figlio: la relazione dell’amore.

Con la spiritualità dell’adozione noi stiamo cercando di illuminare la vicenda umana dagli occhi della fede partendo dal fatto dell’adozione. Con l’adozione vorremmo testimoniare a tutti che l’abbandono non è l’ultima parola su questa terra e che ciascuno di noi può essere salvato se accoglie un bambino abbandonato e se da questo bambino abbandonato viene accolto. 

Il mondo ha quindi bisogno di una nuova forma di energia: l’accoglienza. 

 

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Quota ssss Rispondibullet Postato: 14 Aprile 2010 alle 23:40

GFL MILANO 10 APRILE 2010

 

In questo incontro ci è stato esposto da Valentina Bresciani (operatrice di Ai.Bi.) il progetto del Comune di Milano inerente l’affido.

 

 

Comune di Milano Assessorato Famiglia, Scuola e Politiche Sociali

 

 

 

                                     

PROGETTO:

 

 “Promuovere e sostenere reti per l’affido familiare nel Comune di Milano”

 

 

Il progetto “Promuovere e sostenere reti per l’affido familiare nel Comune di Milano” nasce per iniziativa dell’Assessorato alla Famiglia, Scuola e politiche Sociali del Comune di Milano, che, dopo una serie di incontri con organizzazioni del Terzo Settore attive sul territorio di Milano e hinterland e con cui collabora da anni - Fondazione Caritas Ambrosiana, La Strada Società Cooperativa Sociale, Cooperativa Comin, Spazio Aperto Servizi, Fondazione L'Albero della Vita, Associazione Ai. Bi., Associazione A Piccoli Passi, Associazione Archè, Associazione CAF, Associazione CAM (Centro Ausiliario per i problemi Minorili), Cooperativa Sociale CBM Centro per il Bambino Maltrattato, Associazione Comunità Nuova, Fondazione Aquilone, Cooperativa Sociale La Cordata, Cooperativa Sociale La Grande Casa - e l’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha individuato come prioritaria la necessità di promuovere e sperimentare, nell’ambito delle politiche per l’affido e l’accoglienza familiare di minori in situazione di temporanea difficoltà, nuovi e più maturi processi di partecipazione e sussidiarietà, che favoriscano la realizzazione di un innovativo e più complesso sistema di rete tra pubblico e privato.

 

Uno degli obiettivi che si propone il progetto è quello di diversificare le attuali forme di affido e accoglienza familiare di minori per rispondere al mutamento dei bisogni e delle istanze sociali delle famiglie, in quest’ottica ad Ai.Bi. è stata assegnata la sperimentazione delle seguenti forme di affido:

 

        Nuclei familiari accoglienti mamma-bambino

        Pronta accoglienza minori 0-5 anni

        Sostegno alla prossimità diretta tra famiglie

        Affido a parenti monitorato e sostenuto dal servizio Affidi

        Esperienze innovative di “affido part-time” (week-end, compiti, vacanze)

 

Nuclei familiari accoglienti mamma-bambino

 

Beneficiarie privilegiate dell’intervento saranno le giovani madri cui, fino ad oggi, si è ricorso all’inserimento in comunità con i propri figli, ossia madri per lo più minorenni, o maggiorenni in prosieguo amministrativo, affidate dal Tribunale per i Minorenni all’Ente Locale per collocamento, insieme al loro bambino, in idonea comunità, che:

-        si trovano in situazione di solitudine, fragilità, limitata autonomia

-        talvolta sono incapaci di assumere competenze e responsabilità necessarie per la crescita e l’educazione di un figlio

-        talvolta sono prive di una rete di sostegno familiare, parentale o amicale, con il conseguente rischio di trovarsi in situazioni di emarginazione e sofferenza

-        spesso hanno alle loro spalle esperienze e vissuti traumatici

 

Il modello di intervento, da definire e sperimentare nell’ambito del progetto, prevederà:

-        l’offerta alla coppia madre-bambino in situazione di temporanea difficoltà di un inserimento in una famiglia affidataria,

-        una formazione della famiglia affidataria che fornisca gli strumenti per  accogliere in affido una coppia mamma e bambino con la funzione principale di valorizzare, apprezzare, consigliare, sostenere e appoggiare la giovane mamma nel suo ruolo, in particolare nei momenti di crisi e difficoltà, avendo sempre come primo obiettivo la tutela del piccolo

-        l’affiancamento di un educatore esperto e appositamente formato alla famiglia accogliente, come punto di riferimento costante nelle varie fasi del progetto, per sostenere la famiglia accogliente in relazione ai suoi compiti sia dal punto di vista pratico, sia per quanto attiene all'elaborazione dell'esperienza di accoglienza in atto

-        una copertura assicurativa e un incentivo economico a carico del Comune di Milano per la famiglia accogliente

-        un coinvolgimento degli enti del privato sociale finalizzato, a ricercare, selezionare, formare e accompagnare le famiglie accoglienti, nell’ambito di un progetto personalizzato pianificato in condivisione con i servizio affidi del Comune

-        una continuità di rapporto – cura, accompagnamento e monitoraggio - tra gli operatori del servizio affidi e dell’ente coinvolto e le famiglie accoglienti

Pronta accoglienza minori 0-5 anni

 

La separazione di un minore dalla sua famiglia costituisce sempre un evento traumatico. La separazione di un neonato o di un minore molto piccolo dalle sue figure di riferimento è un evento ancora più critico, perché avviene in una fase evolutiva in cui il bambino non è ancora in grado di sopportare il distacco senza che ne risultino minacciate la sua identità e la sua possibilità di completare con successo il suo percorso di sviluppo.

Il modello di intervento, da definire e sperimentare nell’ambito del progetto, prevederà:

-        l’affiancamento di un educatore esperto e appositamente formato alla famiglia accogliente, come punto di riferimento costante nelle varie fasi del progetto, per: sostenere la famiglia accogliente in relazione al minore sia dal punto di vista pratico, sia per quanto attiene all'elaborazione dell'esperienza di accoglienza in atto; garantire al bambino e alla sua famiglia d'origine il diritto di visita, in accordo con le disposizioni del T.M.

-        una copertura assicurativa e un incentivo economico a carico del Comune di Milano per la famiglia accogliente

-        un coinvolgimento degli enti del privato sociale finalizzato, a ricercare, selezionare, formare e accompagnare le famiglie accoglienti, nell’ambito di un progetto personalizzato pianificato in condivisione con i servizi affido del Comune

-        una continuità di rapporto – cura, accompagnamento e monitoraggio - tra gli operatori del servizio affidi e dell’ente coinvolto e le famiglie accoglienti

-        la definizione di criteri di valutazione delle famiglie disponibili all’accoglienza (ad es. si darà la preferenza a famiglie in cui siano presenti altri figli, che abbiano pregresse esperienze di affido, che siano disponibili per periodi di almeno 6/9 mesi, che possano trascorrere molto tempo col bambino). L'eventuale disponibilità di single va valutata molto attentamente a partire dalla disponibilità di tempo e dalla capacità di impostare una relazione affettiva pregnante pur se orientata a un successivo distacco in tempi medio-brevi

-          la predisposizione di uno spazio adeguato alle necessità d'incontro tra i genitori naturali e il bambino, da utilizzare qualora fossero sconsigliabili o proibiti dal T.M. gli incontri presso la famiglia accogliente e/o la casa dei genitori naturali

-          una collaborazione tra gli operatori del servizio affidi e dell’ente coinvolto nella costruzione di una relazione tra famiglia affidataria e famiglia di origine ( non prevista nella precedente sperimentazione) che possa contribuire al recupero delle capacità genitoriali di quest’ultima.

 

 

Sostegno alla prossimità diretta tra famiglie

Da una analisi condivisa tra i partner del progetto il territorio milanese risulta essere composto da realtà sociali estremamente diverse e caratterizzato da alcune criticità, più evidenti rispetto ad altre realtà locali:

 

-        crescente isolamento delle persone e delle famiglie, sia italiane che straniere, che rende sempre più complessa la creazione di legami significativi e non facilita l’adempimento delle funzioni genitoriali

-        difficoltà da parte delle famiglie a partecipare alla vita scolastica e comunitaria e a riconoscere nella scuola o nel quartiere di appartenenza luoghi d’incontro significativi per la costruzione di relazioni

-        scarsità di occasioni di scambio socio-culturale, di conoscenza e sostegno tra famiglie italiane e straniere (sempre più in aumento), in un’ottica di prevenzione del disagio

-        difficoltà di comunicazione (per le famiglie straniere dettata anche dalla scarsa conoscenza della lingua italiana)

-        ridotta valorizzazione delle famiglie presenti sul territorio come risorsa e possibile sostegno nelle situazioni di disagio

 

Il modello di intervento, da definire e sperimentare nell’ambito del progetto,  prevederà:

-        un coinvolgimento degli enti del privato sociale e delle loro reti formali e informali finalizzato a promuovere reti di sostegno alla prossimità diretta tra famiglie

-        la formazione e l’attivazione di famiglie italiane e straniere, supportate dall’ente di riferimento, disponibili a sostenere nuclei familiari e minori all’interno della scuola in situazioni di difficoltà e/o rischio

-        una copertura assicurativa per la famiglia disponibile al sostegno interfamiliare

Affido a parenti monitorato e sostenuto dal servizio Affidi

 

L’affido a parenti non è attualmente regolamentato dalle leggi in vigore ma rientra, come prassi, nella disponibilità, aiuto tra le persone che hanno tra loro un vincolo di parentela come viene indicato nell’articolo 433 del codice civile e in seguito rafforzato dalla Legge 149/2001, art. 1: “il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia”. Nel passato l’Autorità Giudiziaria collocava i minori con genitori in situazioni critiche in affido a parenti senza prevedere un mandato ai servizi territoriali. Più recentemente invece l’Autorità Giudiziaria chiede l’intervento dell’Ente Locale per la valutazione dei parenti affidatari, per la regolamentazione dei rapporti tra genitori/parenti collocatari/minore, per la predisposizione di eventuali sostegni socio-educativi adeguati. Questa tipologia di affido, poiché non viene trattata come un affido regolamentato: non consente di praticare un adeguato monitoraggio, la valutazione di efficacia, la predisposizione dei sostegni mirati ai bisogni del minore in rapporto ai due nuclei familiari, spesso fortemente in conflitto. Si prevede in collaborazione con il terzo settore di andare a sperimentare alcuni presidi di queste tipologie di affidi a parenti già in corso con alcuni strumenti/supporti mutuati dal percorso di affido extrafamiliare:

-          titoli sociali finalizzati a garantire il successo scolastico e il benessere psico-fisico del minore

-          mediazione e supporti socio-educativi per la cura dei rapporti tra familiari, genitori naturali, minore.

Esperienze innovative di “affido part-time” (week-end, compiti, vacanze)

 

L’incognita di una nuova esperienza può, a volte, impedirne la realizzazione. Per questo motivo è necessario immaginare, per incrementare il numero delle potenziali famiglie affidatarie, un accesso graduale all’esperienza dell’affido.

Incrementare formule di affido nei weekend, per le vacanze, accoglienze part-time o settimane di “sollievo” per i bambini in comunità può significare, per una famiglia che vuole esercitare la “genitorialità sociale”, uno step propedeutico  fondamentale per ridurre le ansie determinate da questo “salto nel buio”.

Il modello di intervento, da definire e sperimentare nell’ambito del progetto,  prevederà:

 

-        l’ offerta al minore in comunità di un accoglienza “leggera” in una famiglia, intesa come contesto in cui il minore sia aiutato a sviluppare nuove modalità relazionali

-        l’affiancamento di un educatore esperto e appositamente formato con funzione di mediazione per gli accompagnamenti e i rientri, finalizzata all’ ascolto ed aiuto all'elaborazione della esperienza stessa da parte del minore e come punto di riferimento costante per la famiglia accogliente nelle varie fasi del progetto.

-        una copertura assicurativa per la famiglia accogliente

-        una formazione della famiglia accogliente che fornisca gli strumenti per  la cura di un rapporto soddisfacente con il minore

-        un coinvolgimento degli enti del privato sociale finalizzato, a ricercare, selezionare, formare e accompagnare le famiglie accoglienti, nell’ambito di un progetto personalizzato pianificato in condivisione con i servizio affidi del Comune

-        una continuità di rapporto – cura, accompagnamento e monitoraggio - tra gli operatori del servizio affidi e dell’ente coinvolto e le famiglie accoglienti

 

 

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JAZMIN
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Quota JAZMIN Rispondibullet Postato: 06 Maggio 2010 alle 13:42
umorismo%20%2815%29CIAO A TUTTI
CIAO SILVIA, COME PROMESSO SCRIVO NEL VOSTRO FORUM
SONO UNA MAMMA ADOTTIVA DI BARI, QUALCUNO SARA' ENTRATO NEL NOSTRO FORUM
MI PIACEREBBE CONOSCERE INVECE ANCHE SE SOLO TRAMITE IL FORUM ALCUNE DELLE COPPIE CHE LEGGONO IL GFL MILANO E PERCHE' NO GFL BARI
CHE NE DITE DI UN SEMPLICE CENNO PER SAPERE CHI SIETE???
MOLTO BELLI I TEMI TRATTATI NEI VOSTRI INCONTRI PECCATO LE DISTANZE, CERTO CHE AVERE LI DON MAURIZIO E' UNA BELLA FORTUNA
MA ASPETTEREMO L'ESTATE PER CONDIVIDERE
umorismo%20%2820%29
CIAO A TUTTI


Modificato da JAZMIN - 06 Maggio 2010 alle 13:43
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Quota ssss Rispondibullet Postato: 06 Maggio 2010 alle 15:03
Ciao, sei Marina? Ci siamo viste Domenica ad Ai.Bi., giusto?
Sono molto contenta che tu ci abbia scritto.
 
Forza GFL di Milano, ciascuno si presenti da solo alla nostra nuova amica di Salerno!
 
E' bello che i GFL si "mischino" tramite corrispondenza sul forum.
 
A presto,
ssss
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Quota ssss Rispondibullet Postato: 07 Maggio 2010 alle 15:31
Ops, ieri ho scritto Salerno al posto di Bari! Sorry!
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Modificato da ssss - 07 Maggio 2010 alle 15:32
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Quota Vince-Betta Rispondibullet Postato: 10 Maggio 2010 alle 10:21
ciao Silvia! Raccogliamo l'invito, mi associo a Marina e mi presento: sono un papà adottivo di Roma, con qualcuno ci si conosce già dalla settimana estiva di Cervia con AiBi.
Ci farebbe piacere poter incrociare i GFL in modo da condividere tematiche, argomenti o pensieri.
 
Se vi va potere tranquillamente fare "irruzione" nel nostro topic (a dir la vertà non ancora frequentemente aggiornato come quello di Bari).
 
Una buona giornata a tutti
Vincenzo
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Quota ssss Rispondibullet Postato: 12 Maggio 2010 alle 14:44

Ciao Vincenzo! Ciao Elisabetta! Ci sono news? Aggiornateci!

State organizzando la "FESTA DEL FIGLIO" a Roma? A Milano ci sarà l'inaugurazone della mostra fotografica dei nostri figli (noi no perche' eravamo in Cina!) in Largo la Foppa alle ore 17,30.
 
Vi state preparando per la vacanza a Tirrenia? Giusto, ricordiamo ai nostri amici del Forum di Milano che dal 21 al 28 Agosto trascorreremo una settimana insieme a Tirrenia con tutte le famiglie di Ai.Bi.(per info tel. Ai.Bi. 02988221).
 
Un bacio a tutti.
ssss
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JAZMIN
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Quota JAZMIN Rispondibullet Postato: 21 Maggio 2010 alle 12:48
WinkWinkWinkciao Silvia, ciao Vincenzo, ciao a tutti
noi ci conosciamo già da Cervia, Vincenzo quando partite?
 
speriamo il bel tempo per la festa del figlio
 
allora appuntamento lunedì ciascuno racconta come si è svolta la festa
siamo d'accordo???????????
 
ciao e buona giornata
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Quota ssss Rispondibullet Postato: 27 Maggio 2010 alle 13:31
Ciao Jazmin,
la nostra "festa del figlio" è riuscita molto bene.
Prima abbiamo ascoltato un breve concerto la cui orchestra era formata completamente da bambini; di seguito abbiamo assistito al taglio del nastro dei palloncini che formavano la scritta "io sono figlio" ed all'esposizione delle foto dei nostri figli.
Bel pomeriggio in allegria coronato da un caldo sole.
Baci,
ssss
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Quota ssss Rispondibullet Postato: 31 Maggio 2010 alle 22:30

RITIRO SPIRITUALE GFL MILANO DEL 16 MAGGIO 2010

“LA CURA DEL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO”

 

Il ritiro si è svolto c/o la Casa delle Suore delle Poverelle a Villa Plinia – Bergamo -.

Ci ha guidato nella meditazione Don Maurizio Chiodi, arricchendo la giornata con momenti di Preghiera (Lodi, Ora Media, S. Messa).

 

Basandosi sul testo della Comunità di Caresto intitolato “Venite in disparte e riposatevi un po’” (riportiamo il testo integrale di seguito alla relazione), Don Maurizio ci ha guidato in questo cammino grazie al quale abbiamo meditato sulla cura della relazione coniugale di ciascuno di noi.

Il Matrimonio è un’alleanza, un Sacramento e quindi parliamo di Spiritualità di coppia. Per una volta non parleremo dei figli! Perché solo una coppia forte può aprirsi all’accoglienza. Una coppia forte è ospitale. Una coppia forte attraversa tanti problemi: dubbi, fatiche, tentazioni, difficoltà, resistenze, paure.

Il testo preso in esame ha messo in evidenza quali siano i “corrosivi” dell’amore.

I “corrosivi interni” sono 8: la gelosia, il ricatto, la routine della vita familiare, la critica, l’infedeltà a piccole dosi, le aspettative, il senso di superiorità e gli argomenti non affrontati.

I “corrosivi esterni” invece sono 7: i genitori suoceri parenti amici, il lavoro, gli impegni esterni sociali o ecclesiali, la religione, i figli, gli hobbies e la televisione.

Il rimedio poi proposto dal testo si identifica nel dialogo, mezzo attraverso il quale chiarirsi reciprocamente nell’amore.

In seguito alla meditazione personale e di coppia relativa al testo, durante la restituzione comune sono emersi alcuni aspetti significativi:

 

-         la quotidianità è un rischio comune, che poi si traduce nell’appoggiarsi sui difetti altrui,

-         la differenza tra “perdono” (per-dono) e “scusa” (chiedere scusa),

-         le cosiddette “mine vaganti” (argomenti non affrontati),

-         l’importanza di non dare mai nulla per scontato,

-         la necessità per la coppia di prendersi ogni tanto una “boccata d’aria”,

-         non dimenticarsi del coniuge essendo travolti dalle incombenze quotidiane,

-         è bello testimoniare “la bellezza della coppia aiutata dal Signore”,

-         i cosiddetti “corrosivi” non sono dannosi se presi a piccole dosi, mentre la routine quotidiana può esser molto rischiosa,

-         superare le difficoltà che la vita ci preserva ma sempre restando uniti anche come testimonianza nei riguardi delle altre coppie,

-         l’ascolto ed il dialogo sono ingredienti indispensabili per la riuscita di un matrimonio.

 

                             Infine ci siamo lasciati con questo obiettivo:

 

                  “…sposarsi tutti i giorni con la stessa persona…”.

 

 

 (I

PARTE III

LA RICONCILIAZIONE

\ ' ....

INTRODUZIONE E OBIETTIVI

Il perdono e la riconciliazione fanno parte della vita

quotidiana: ogni coppia se vuol sopravvivere ha bisogno

di crescere nella capacità di perdono.

Questo conduce la coppia a valorizzare il dono della

guarigione presente nella vita coniugale. La relazione di

due persone che diventano 'una sola carne' si contrappone

con forza alla divisione che è invece frutto del peccato.

~ Nelle prime due schede l'analisi porta i due sposi a

rendersi conto di alcune situazioni e di alcuni più consueti

modi di vivere, quando (addirittura senza accorgersi) possono

finire per riconoscersi lontani e divisi anche informa

grave.

~ L'analisi sui corrosivi diventa un esame di coscienza

della coppia per riconoscere i propri 'peccati' e fare un

cammino di guarigione-riconciliaiione, che è il tema più

diretto della terza scheda. Gesù ai suoi discepoli raccomandò

non solo di chiedere perdono a Dio, ma anche di

perdonarsi a vicenda,' confessando i peccati l'un l'altro.

Se questo vale per tutti, ovviamente ha un valore più intenso

per due sposi, uniti da un sacramento.

e Il percorso di perdono nella coppia non può oscurare

il sacramento specifico che Cristo ha lasciato alla Chiesa,

il sacramento della riconciliazione; anzi occorre vederne

propriola capacità terapeutica non solo per l'individuo

81

(marito o moglie), ma anche per i due come coppia. È importante

vedere cosa aggiunge in più il sacramento e cosa

cin più quando i due accedono al sacramento pensandosi

come coppia. .

ct La vicenda biblica di Giuseppe e i suoi fratelli evidenria

il peccato, la grave rottura e poi la riconciliazione

nella loro famiglia. Offre importanti spunti per noi.

i

82

1 - I corrosivi interni dell'amore

Uno dei rischi che la giovane coppia affronta è sottovalutare

i 'corrosivi' dell'amore.

Che cos'è un corrosivo? Un tubo di ferro col tempo e

con l'incuria arrugginisce, si corrode fino a rompersi d'un

tratto in maniera grave.

Qui non parliamo di fatti gravi e grossolani, ma di questi

che spesso non ci si accorge di avere e che non producono

danni chiari ed evidenti subito: ma nel tempo sono

'corrosi vi' .

Anche in amore succede che all' inizio ci si impegna

molto, poi si pensa che le cose vadano avanti da sé. Anche

in amore c'è bisogno di 'continuare gli allenamenti"

Ecco ora un buon allenamento che aiuterà a prevenire i

danni e mantenere il vostro amore 'sempre in forma' .

La gelosia

Un pizzico di gelosia è comprensibile e forse fa anche

bene; ma quando nasce da una mentalità possessiva e di

controllo essa diventa una malattia che intacca e corrode.

La gelosia può nascere da un'immagine negativa di sé che

vede nel comportamento dell'altro un qualcosa che viene

meno per sé. Nascono allora i sospetti, le inchieste, i processi

eterni, le fissazioni, il soffocamento delle più legittime

libertà ecc.

Pur a fin di bene, il coniuge vittima del geloso finisce

per subire e accetta di essere limitato. Ma questo tarpa le

ali ad un amore che deve crescere e rischia di soffocare la .

personalità di ambedue e la vitalità della coppia

Quando uno dei coniugi diventa geloso la relazione è in

83

pericolo e occorre intraprendere la strada della pazienza e

del vero dialogo perché vengano alla luce e si chiariscano i

veri motivi della sfiducia, e da parte dell'altro coniuge l'onestà

di vedere e riconoscere quali dei suoi comportamenti

possono alimentare la gelosia dell' altro.

Il ricatto

Nasce dai conflitti non risolti, dal non aver perdonato e

dal desiderio di vendetta. È un modo per avere la rivincita

da parte del coniuge convinto di aver subìto dei torti o di

aver ceduto la volta precedente. '

C'è il ricatto più grossolano ed evidente, ma anche

quello sottile, passivo, delle persone appàrentemente remissive

ma che poi fa scontare le pene interiori per giorni

e gIOrnI.

Quando nella relazione spesso si ricorre al ricatto significa

che prevale la mentalità del calcolo e non quella dell'amore.

Il contrario è il perdono, la generosità, la magna- '.

nimità.

La routine della vita familiare

Può portare pian piano a piccole trascuratezze e alla sciatteria,

a sottovalutare, a dare per scontato, a non impegnarsi

per costruire quotidianamente l'amore attraverso le attenzioni,

le novità.

È il lasciarsi prendere e trascinare dagli impegni, dagli

orari del lavoro, dalle faccende di casa, senza la capacità

(più) di fermarsi, di rompere il ritmo per dedicarsi del

tempo, per concedersi momenti di relax edi cura reciproca.

Si diventa a volte pesanti e grossolani nelle parole: parole

che diventano parolacce, imprecazioni chediventano

bestemmie, offese sempre più pungenti .... Grossolani negli '

atteggiamenti: modi scorretti, anche se non gravi, che

prima non ci si permetteva, ritardi, sotterfugi fatti all'inizio

a fin di bene ma poi .... Si diventa sempre meno attraenti

per mancanza di cura (' 'tanto non ce n'è bisogno

... !"); si manca di tenerezza ("tanto lui o lei lo sa che

gli voglio bene anche se non lo dico, anche se non faccio il

regalo ... "); nel fare l'amore mancano i piccoli gesti e si

sottovaluta il clima adatto ...

Il contrario è la 'delicatezza, la creatività dell' animo, l'aver

a cuore; è pensare spesso che nulla è gratis per sempre.

La critica

Non è soltanto quella più esplicita che comprende il

rimprovero o l'accusa. Molto più spesso c'è quella sottile

che crea la mentalità di accusa invece che di comprensione

e dialogo: può essere la voglia di cercare sempre chi ha ragione

e chi ha torto (quindi la voglia di giudicare); oppure

l'arrampicarsi, sugli specchi per dimostrare che il torto è

sempre altrove; oppure il vittimismo, che è ugualmente un

tentativo di scaricare altrove le responsabilità.

Nel criticare cisi nasconde spesso dietro la convinzione

di fare una' 'critica costruttiva" e dire le cose' 'per il bene

dell'altro". Nasce dalla mancanza di dialogo e a volte da

discussioni e litigi non risolti e magari ripresi e buttati addosso

al coniuge in una situazione ora diversa, ricorrendo

così all' accusa, al giudizio e alla critica.

Criticare significa attribuire un significato negativo all'errore

dell' altro, è considerare, quello sbaglio un difetto

di carattere e giudicare così con. l'errore tutta la persona.

, Una co?a è dire' 'Ti sei dimenticato il nostro appuntamen-

84 85

to", un'altra è dire "Tu non sei mai attento a ciò, che per

me è importante" .

Il contrario è il dialogo con il buon ascolto e la comunicazione

dei' sentimenti, anche per cercare le vere e profonde

intenzioni del comportamento dell' altro.

Infedeltà a piccole dosi (o essere scapolo-sposato)

È il non costruire, il non curare (non avere a cuore) l'unità

di coppia. È quando, pur non arrivando di fatto si agisce

come vivrebbe uno scapolo. È il non pensare un NOI

ma l'avere ognuno la propria vita, nelle decisioni, nel

tempo libero, nelle scelte. C'è il vivere sotto lo stesso tetto

"ma nel cuore c'è il germe della divisione: tu le tue cose,

io le mie; io sono geloso delle mie cose e non voglio spartirle;

io ho i miei progetti che penso, cullo, gestisco. Sono

miei."

Il contrario è curare le decisioni di coppia e quella che

potrebbe chiamarsi la virtù dell' obbedienza coniugale.

Le aspettative .

Quando ci si aspetta che l'altro faccia; quando si pretende,

quando-si sta.lì a pesare il 50/50 C'Lo ho già fatto

tanto ... adesso tocca a lui/lei' '). Avere delle aspettative è

anche quando si pensa che l'altro debba leggere i nostri

pensieri e intuire i nostri bisogni senza lo sforzo e l'umiltà

di parlare, di chiedere ("C'è bisogno di dirlo? Deve capire

da solo/a che ho bisogno!"). E magari alla fine si misura

l'amore e la disponibilità dell' altro sulla base di quanto abbia

-fatto o no quello che noi avevamo pensato dovesse

fare. L'incomprensione per le aspettative reciproche può

provocare chiusura e distacco.'

Anche qui per correggere questo atteggiamento negativo

la 'cura' migliore è il dialogo vero, poi la generosità e

la gratuità, il saper fare il primo passo.

Il senso di superiorità: ovvero l'essere convinti di stare

un 'pezzetto' sopra l'altro.

. Una forma sottile è quella religiosa che sfocia nel segreto

o anche aperto tentativo di 'salvare' a tutti i costi il

coniuge o I figli ... Non di rado infatti proprio colui che

vuoI 'salvare' l'altro sta causando inconsapevolmente il

blocco dell' altro, gli impedisce il volo.

Un'altra forma di superiorità influenza l'educazione dei

figli "Lui/lei non sa trattarli come me!". Questo atteggiamento

fa sì che l'altro pian piano si metta in disparte (ma

nell' educazione ambedue sono importanti) e lasci fare al ..J

'bravo', salvo poi esplodere alla resa dei conti.'

Gli argomenti non affrontati (o affrontati male)

All'interno della relazione coniugale possono esserci argomenti

che diventano 'tabù', su cui si è incapaci di dialogare,

perché sono stati affrontati male e sui quali c'è stato

forse lo scontro. Sono 'mine vaganti': anche se sono stati

messi da parte lavorano però dentro di sé e possono nuocere

molto al rapporto di coppia. Prima o poi vengono

fuori, magari anche con tutta la forza e la rabbia provocate

'dal lungo silenzio in cui questi temi 'scottanti' erano stati

relegati. Il non affrontare certi temi nasce dal pregiudizio

(' 'Tanto non serve a nullaparlare ancora' '), dall~ paura di

soffrire e dall'incapacità di riprendere il discorso in altri

termini.

$ In sintesi, la cura per questi corrosivi- è pensare che

nulla è gratis per sempre; pensare che potresti perdere quel

bene. Il timore di Dio non vuol dire aver paura di Dio, ma

86 87

88 89

aver paura delle conseguenze negative causate dalle proprie

mancanze e peccati! Occorre cercare sposarsi nuovamente,

tutti i giorni, con la stessa persona.

Esprimi su quali virtù dovrebbe lavorare il tuo conIuge

.

. : \

LA VORO PERSONALE E IN COPPIA

Quali tra i seguenti corrosivi pensi siano più facili Ce

quindi più temibili) nella nostra. vita di sposi?

...... ~ .

Come sempre si lavora prima personalmente, poi

in coppia. Ed infine si conclude come al solito.

In me in te

Gelosia .

Ricatto affettivo : .

Mental'1t'a possessr'va .

Dare tutto per scontato (routine) '" .

Sciatteria, trascuratezza : .

La critica .

Troppà libertà ('piccole infedeltà') : .

Le aspettative, le pretese .

Gli argomenti non affrontati o affrontati male ~ .

Pregiudizi .

Lontananza prolungata : .

Incomprensione, solitudine .

Il senso di superiorità .

Altro .

A sinistra esprimi come questi corrosivi li vedi in

te, a destra se questi corrosivi li vedi in nel tuo coniuge.

G Esprimi quali virtù sarebbero più importanti da sviluppare

in te .

2 - I corrosivi esterni dell'amore

"lo sono la vera vite; il Padre mio è il contadino. Ogni

ramo che è in me e non dà frutto, Egli lo taglia e getta via

e i rami che danno frutto li libera da ciò che impedisce

frutti più abbondanti. Chi rimane in me e io in lui fa molto

frutto, perché senza di me non potete far nulla. Vi dico

questo perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia

perfetta". (Giov. 15, l seg.)

Una vigna perché dia buon frutto ha bisogno di tanta

cura: il contadino ha un programma abbastanza organico

di cose da fare.

Se è trascurata o lasciata senza continua dedizione, gli

effetti negativi appaiono presto. Anche l'amore coniugale

e familiare deve essere continuamente coltivato.

Che cosa sono i corrosivi esterni" Comprendiamo tra

questi, certe situazioni che di per sé non hanno niente di

negativo, anzi sono in se stesse positive, ma che possono

finire per influire negativamente sulla coppia a causa di un

modo sbagliato di considerarle e di viverle.

I '

Genitori, suoceri, parenti, amici.

È ovvio che questi non sono in se stessi un pericolo, ma

un bene: sarebbe addirittura offensivo pensarlo. Il problema

però appare quando non ci si rapporta con loro convenientemente:

per esempio quando si è troppo succubi,

quando ci si lascia prendere troppo, quando si acconsente

alla loro eccessiva invadenza in casa, o quando uno dei

due privilegia il colloquio con questi invece che col partner

ecc.. . .Ò

90

Con i genitori c'è da rispettare duecomandamenti apparentemente

contrastanti: "Onora il padre e la madre" e

"Abbandona il padre e la madre" (cioè taglia il cordone

della tua dipendenza fisica e psicologica).

Quando una coppia si sposa e nasce una nuova famiglia

i due devono scommettere sulla propria identità di coppia,

intraprendere un proprio cammino, originale e unico perché

è il loro e perché nasce dalla loro intesa e dalla loro

unità ..

Il lavoro

Il lavoro va valutato in tutta la sua importanza: come

\. sussistenza, come bisogno' di essere attivi, come dovere

sociale. In certe circostanze però produce effetti negativi

sulla coppia: lontananza prolungata, il bisogno (o meglio il

gusto) di lavorare molto trascurando la famiglia, il non

prendere decisioni insieme su aspetti che coinvolgono l'intera

famiglia.

Anche in questo settore è importante il dialogo vero e

l'apertura di sé per capire quali motivazioni e intenzioni ci

sono nel dare a volte più (o troppo) spazio (fisico e mentale)

al lavoro: dimostrare la propria validità, I'autorealizzazione,

l'apprensione nel dover mantenere la famiglia

(sentirsi economicamente responsabili), l'abitudine ad un

certo tenore di vita, il pensiero di dover lasciare qualcosa

ai figli ..

Con questa consapevolezza forse può essere possibile

trovare una soluzione diversa che tenga conto ·delle esigenze

economiche della casa, ma che allo stesso tempo

non trascuri i rapporti con il coniuge e i figli.

Gli impegni esterni sociali o ecclesiali

Sono non solo leciti ma necessari; però possono in c'erte

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circostanze finire per nuocere alla relazione, soprattutto se

non vi è stata una vera decisione di coppia.'

È facile lasciarsi prendere dalle richieste esterne e dal

desiderio di rendersi. utili per gli altri, soprattutto se danno

soddisfazione. Occorre un buon confronto tra i coniugi e

molta vigilanza in questo settore, perché ciò che si è por-:

tati a fare per bontà d'animo e generosità non 'tradisca' il

rapporto in famiglia e la propria vocazione matrimoniale.

La religione

Talvolta (se non si è ben illuminati sulla vocazione matrimoniale)

la stessa concezione religiosa può incoraggiare

e rafforzare la divisione all'interno della coppia e le decisioni

autonome. 'Dio dà ragione a me .... '; 'Nel Vangelo

c'è scritto di lasciare pemno la famiglia per Cristo ...';

,Un confessore mi ha detto ... '. A questo proposito bisogna

aver chiara l'importanza della vocazione matrimoniale e la

specifica spiritualità coniugale (che ha caratteristiche peculiari

e diverse da quella di altre vocazioni (tener conto

della laicità e della coniugalità) per' non incappare nei

molti equivoci ...

. I figli (soprattutto il primo)

Spesso si verifica la situazione della donna molto presa

da questo felicissimo e importante evento, che finisce per

trascurare il marito, producendo effetti deleteri sulla coppia.

'

La maternità costituisce un passaggio importante per là

nuova famiglia e merita tutto il rispetto e la delicatezza ne-"

cessaria. È importante però che la coppia sia preparata a

non rinunciare al proprio spazio, a nori trascurare la propria

relazione, e che il marito resti protagonista, ben co-

,

sciente del suo ruolo di padre, anche se nei primi tempi

della vita di un figlio emerge il ruolo della madre.

Ma anche i figli che vengono dopo e la loro crescita

POSSQUO diventare un ostacolo o possono emarginare 'il

rapporto di coppia. Questo succede quando uno dei due o

entrambi hanno un atteggiamento così possessivo e iperprotettivo

verso i figli da dedicare ad essi tutti i loro pensieri

e preoccupazioni e tutto il loro tempo. In questo

modo però si impedisce ai figli di crescere nell' autonomia

e a se stessi di dedicare tempo per la propria vita di coppia.

(vedi scheda sul 'lasciare il padre e la madre').

Gli hobbies ,

È ciò che si fa nel tempo libero, che è certamente cosa

buona e necessaria; anche' le attività individuali dovrebbero

passare ad mi confronto di coppia, altrimenti possono

nascere risentimenti e nel momento meno adatto può essere

rinfacciato il tempo libero dedicato ad un hobby piuttosto

che alla cura del coniuge e della famiglia. Nella

scelta delle attività nel tempo libero entrano in gioco interessi,

piaceri personali tipici del proprio carattere e della

propria individualità. Proprio per salvaguardare questo è

importante che diventi un punto su cui dialogare.

La televisione

Non solo per i messaggi culturali che possono influire negativamente,

ma anche a 'causa della scelta spesso divergente

dei programmi, del tempo trascorso davanti alla TV...

. I

I

LA VORO PERSONALE E IN COPPIA:

Riconosco in me o in te delle situazioni che viviamo male

e che hanno un negativo influsso sulla nostra coppia.

92 93

In me in te

Con i suoceri - parenti .

Con gIli amI.C. I .

Con il lavoro .

Con gli impegni sociali-ecclesiali .

Le diverse idee religiose .

Troppo attaccamento al figlio .

Con gli hobbies : .

Con la televisione ~ .

Altro .

""

mie membra vedo un'altra legge, che rnuove guerra alla

legge della mia mente e mi rende s~hi~v? dell~ legge del

peccato che è nelle mie membra. ChI mi hberera da questo

corpo votato alla morte? .,.

' Rendo grazie a Dio per mezzo dI Gesu Cnsto nostro

Signore! .

Fratelli noi siamo debitori non verso la carne per VIvere

secondo la carne; perché se vivete secondo la carne,

, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate

morire le opere del corpo, vivrete.

Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio,

costoro sono Figli di Dio";

A sinistra esprimi come questi corrosivi li vedi in 'ì

te, a destra se questi corrosivi li vedi nel tuo coniuge.

Come potete aiutarvi l'un l'altro per riuscire ad eliminare

i principali corrosivi e lavorare sulle più indispensabili

virtù (prendete una piccola decisione) .

I

..............................................................................................

..............................................................................................

LETTURA BIBLICA (Romani 7,14 seg-8,12 seg.)

"La legge è spirituale, mentre io sono di carne. lo non

riesco neppure a capire ciò che faccio: infatti non quello

che voglio io faccio, ma quello che detesto. Ora se faccio

quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona,

quindi non sono più io a farlo ma il peccato che abita in

me. lo infatti so che in me, cioè nella mia carne, non abita

il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità

di attuarlo; infatti non compio il bene che voglio" ma il

male che non voglio.

lo acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle

I~

94 95

3 - Il perdono nella coppia

LETTURA BIBLICA:

Ql Luca 17,3: "Se'tuo fratello pecca, rimproveralo; ma

se si pente, perdonagli. E se pecca sette volte al

giorno contro di te e sette volte ti dice "Mi pento",

tu perdònagli".

e Luca 6,36: "Siate misericordiosi come il Padre vostro

che è nei cieli"

e Giacomo 5,16: "Confessate i vostri peccati gli uni

agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere.

guariti".

<t E;resini4,32: "Siate benevoli gli uni gli altri, misericordiosi,

perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonata

a voi"

<li Ef 5,21 seg.: "Amate le vostre mogli come Cristo,

che ha amato la' Chiesa e ha dato se stesso per lei,

per renderla santa, purificandola ... al fine di farsi

comparire la sua Sposa tutta gloriosa, senza macchia,

né ruga... Nessuno ha mai preso in odio la sua

carne, ma al contrario la nutre e la cura, come fa

Cristo perla sua Chiesa. ,. "

Perdono (per-dono)

È un'azione che come dice il nome è solo "dono", è essenzialmente

dono, Non meriterestiil mio perdono perché

mi hai offeso e ferita: ma voglio 'donarti' il perdono. Non

ti perdono come forma di patteggiamento: siccome 1'altra

volta anche io I'ho fatta grossa, siccome tu mi hai perdonato

... ti perdono anch'io. N;n ti perdono per ricevere

qualcosa (calcolò): è un dono, un regalo gratuito e non :

posso nemmeno pretendere qualcosa. lo faccio il primo

96

''''~

passo, senza sapere che cosa succederà dopo. È un dono.

Se mi metto a calcolare chi pecca di più tra noi e chi perdona

di più finiremmo per smettere di riconciliarci.

"f.t'-'

C'è differenza tra chiedere scusa' e chiedere perdono.

Nel linguaggio comune oggi si usano queste due espressioni

COme se avessero lo stesso significato. Questo nasconde

talvolta un equivoco che è importante chiarire, altrimenti

non scatta né il vero perdono che si chiede né il

vero perdono che si dà.

lo chiedo "scusa" (e dico "scusami") quando nel fatto

in questione io non ho colpe, perciò ti chiedo di scusarmi.

Es. "Se prima ho tardato facendoti arrabbiare ti chiedo di

scusarmi perché la macchina è andata in panna, che potevo

fare? Se accadesse ancora, mi troverei a tardare ancora,

purtroppo! ' ,

lo ti chiedo "perdono" invece quando (in molto o in

poco) io ho delle colpe: "Ho tardato perché mi sono fermato

al bar o da quell' amica. Ho sottovalutato I'appuntamento

...Ti ho sottovalutato!"

In questo caso io non posso pretendere semplicemente

di essere scusato e rifare uguale l'indomani quando capiterà

ancora la stessa situazione. lo devo fare appello al tuo

perdono e chiedere perdono. "Mi dispiace davvero. L'ho

fatta grossa Stai certa che non lo voglio rifare più!" Con

questo sentimento e atteggiamento d'animo il perdono migliora

e guarisce ambedue i partner. Col semplice chiedere

sempre scusa questo non avviene.

In effetti; succede molto spesso che uno chiede:

"Scusa" anche quando dovrebbe chiedere perdono

(con i sentimenti relativi); chiede di essere scusato an-

97

che quando c'è colpa. Ma l'altro fa più fatica a perdonare

perché non è chiaro se c'è il dispiacere e il proposito

di migliorare.

Chiedere perdono

"Non tramonti il sole sopra la vostra ira" dice la Bibbia.

Ed è un'importante 'regola' da assumere tra i coniugi.

Non mettersi a dormire senza prima aver chiarito ciò che

c'è da chiarire.

È molto rischioso disattendere questo appuntarnento.

Quando accade che c'è qualche tensione, senza giudicare

a chi tocca fare il primo passo (" Certamente e lui/lei

perché sono io che sono state ferito"), io voglio fare il

'dono' il passo necessario per dialogare. Forse devo chiedere

subito perdono ammettendo la mia parte di colpa.

Forse devo farti qualche domanda e mettermi in buon

ascolto di te. In questa fase occorre essere umili e aperti

verso l'altro.

L'orgoglio isola e ferisce la coppia: "Mi vergogno ad

apparire debole. Non voglio perdere la faccia. Temo

chissà quali conseguenze, allora mi difendo e ndn ammetto

il mio errore."

Forse devo saper dire la parola 'perdono', che evidenzia

meglio il mio errore e la sofferenza che ti ho causato; mentre

la parola 'scusa' scivola subito a cercare la facile rappacificazione

senza passare attraverso la fase amara e medicinale

del perdono. ,.

Nel chiedere perdono occorre essere coscienti del male

e della sofferenza procurati all' altro; coscienti di dover

salvare la propria buona relazione.

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I

·1II

i

""i

i

"

Dare il perdono

Dopo la colpa dell' altro non è facile dare il perdono,

quello vero, però è sempre necessario per la sopravvivenza.

Si tratta di fare un vero 'per-dono' e non soltanto

un ccmpromesso; non soltanto uri lasciar perdere; non soltanto

un calcolo che rimanda alla prossima volta quando

tutto-poi tornerà a galla.

Perdonare non fa solo il bene dell' altro, ma più di tutto

fa.bene a me stesso. Non posso essere nella pace e nella

vera gioia se non arrivo al vero perdono. Una difficoltà per

chi perdona è che può essere tutto concentrato sulla propria

sofferenza. Può essere allora portato a replicare, farla

lunga nel èercare le ragioni o i torti, o a chiedere promesse

o garanzie prima di accordare il perdono.

Il dono della guarigione

Chiedere e dare il perdono è un momento di grande co- .

muriione ~d è nutrimento e crescita per .la coppia. Sono

passi umani che ci fanno crescere personalmente, hanno il

potere di vincere in noi 1'orgoglio e l'egoismo, e aprirei all'Amore

(=;{Dio). L'odio o il rancore è omicidio, (lGiov

3,15), perché fa morire l'animo. di se stesso e fa morire

l'altro. Guarirei insieme le ferite che ci siamo inflitti è

bello e importante.

La ricerca del perdono è un regalo straordinario per la

persona amata e d'altra parte 1'azione di perdonare è una

benedizione per uno sposo o una sposa: ci troviamo meravigliosamente

implicati uno verso l'altro.

Chi riceve il perdono è come soggiogato e impressionato

dalla misericordia e dalla generosità della persona

amata (ricorda i 'carboni ardenti' di cui parla ...). Dall' altra

99

parte colui che perdona è colpito dall'umiltà e dall'amore

del coniuge. Una volta che ci siamo perdonati a vicenda la

nostra vita non è più la stessa. Il perdono è un momento di

crescita all'interno del matrimonio. È un passo in più

verso la maturità e ci aiuta a scoprire le nostre qualità. Non

è solo un tempo di convalescenza ma di pienezza e di festa.

È grazia di Dio che ci rinnova .

ritirare fuori dal passato i vari fatti "Tu fai sempre così ...

Anche quella volta ..." E di fronte ad una tua osservazione,

ribatto subito' 'E tu allora quella volta ...?"

S"eun fatto del passato torna sempre fuori, forse è perché

non è perdonato davvero. Occorre forse riprenderlo in

giusta considerazione con il dialogo (buon ascolto e buona

comunicazione) e quindi arrivare al perdono. Ma poi va

tolto dalla circolazione. Il vero perdono comporta che il

fatto non torni più in gioco. È come cancellato, sciolto dall'amore.

Perdonare e 'dimenticare'

Il perdono richiede non l'oblio del passato, ma la dimenticanza.

Questa non produce la distruzione della memoria,

ma anzi ha bisogno di una memoria sana e non inquinata

dall' odio, proprio per essere feconda e produrre il

frutto del perdono. "Non si può rimanere prigionieri del

.passato; occorre per i singoli e per i popoli una sorta di purificazione

della memoria, affinché i mali di ieri non tornino

a prodursi ancora" dice il Papa.

Un elemento importante quindi è la volontà di porre il

fatto nel 'dimenticatoio'. Dopo aver dialogato ed esserci

ascoltati fino in fondo e dopo aver fatto il vero perdono, i

due coniugi fanno un'implicita promessa che il tale avvenimento

viene come tolto dalla memoria attiva.

È chiaro che fisicamente parlando non si può dimenticare.

Ogni istante è fissato nelle cellule della memoria. Ma

esso va chiuso nel "museo coniugale", dove il fatto può

essere guardato (come un reperto del passato y ma non può

essere tirato fuori nelle 'discussioni che ancora si faranno.

"Perdono, ma non dimentico" è una frase che suona

minatoria: "Per ora ti perdono ma la prossima volta paghi

per due!"

Quante discussioni infinite si alimentano dal continuo

LAVORO IN COPPIA .'

Per affrontare gli argomenti difficili e che in. passato

hanno creato delle difficoltà nella relazione.

Ecco alcuni suggerimenti per un buon confronto

1. Uno dei due deve essere tanto insistente; gentile e

fermo da poter parlare dell' argomento con l'altro.

2. Una volta che si' è iniziato, entrambi devono essere

decisi a continuare fino alla fine della conversazione. Non

hanno da rimandare in un altro momento e nemmeno lasciare

l'argomento a "mezz' aria". Ciò non significa che

debbono trovare la soluzione di tutto, però dialogare fino

al punto in cui si sentono soddisfatti per aver posto "le

carte in tavola".

3. Entrambi debbono essere sinceri ma anche sensibili

ed amabili guando fanno sapere all' altro che l'argomento è

importante per loro e che desiderano risolverlo.

'4. Anche se alcuni aspetti non sono "negoziabili", entrambi

debbono dichiarare le proprie posizioni, spiegando

dove possono essere flessibili e dove non possono o non

nescono ancora. , ,

100 101

• >

5. Occorre coraggio perché una coppia si avventuri in

un argomento nuovo, per questo ènecessarìo essere amabili.

Ognuno ha bisogno di essere aiutato delicatamente

dall' altro.

6. Potranno parlare più liberamente se stanno vicini o si

tengono la mano.

7. Dar la colpa all'altro, criticarIo, accusarlo, specialmente

quando si tratta di punti delicati, pregiudica ogni

relazione.

8. Ci sono alcuni punti che esigono una comprensione

più profonda, perché nascono da particolari problemi personali.

9. Quando c'è un conflitto di valori ben definito, uno o

1'altro deve decidere di modificarli o cambiarli in modo da

non aver delle continue frizioni.

lO. Alcuni argomenti esigono che poi si prendano delle

decisioni o si realizzino dei cambiamenti. Altri richiedono

solo comprensione. Per rispondere alle necessità occorre

essere consapevoli e saper ascoltare con amore.

102

 

sssh
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Vince-Betta
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Quota Vince-Betta Rispondibullet Postato: 01 Giugno 2010 alle 12:37

Però non è giusto.....e noi di Roma??????

 
Un abbraccio a tutti e grazie!!!!!!!
Famiglia Broccoli.
 
 


Modificato da Vince-Betta - 01 Giugno 2010 alle 12:45
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Quota JAZMIN Rispondibullet Postato: 02 Giugno 2010 alle 19:25
ClapClapClapciao, sono d'accordo con Vincenzo
Don Maurizio dovrebbe farsi un giro per l'Italia e conoscere tutti i GFL
ciao a tutti
nel nostro spazio vi racconterò della bellissima domenica appena trascorsa
un abbraccio
 
p.s. Silvia la prossima settimana iniziamo i lavori per Tirrenia
 


Modificato da JAZMIN - 02 Giugno 2010 alle 19:26
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Quota ssss Rispondibullet Postato: 03 Giugno 2010 alle 14:51
Davvero? Continuo a chiedere a Roberta Gallieni ma non ho ancora avuto risposta. Ma i laboratori sono 3 o 4? E noi cosa dobbiamo fare esattamente? Chi ti ha informata?
Baci,
ssss
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JAZMIN
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Quota JAZMIN Rispondibullet Postato: 04 Giugno 2010 alle 12:38
WinkWinkWinkCIAO, i laboratori sono 4
dobbiamo sentirci con Maria e Giammarco per farci dire esattamente come impostare il lavoro
pensavo di scivergli una mail, la invio a te per conoscenza
buonlavoro
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Quota ssss Rispondibullet Postato: 04 Giugno 2010 alle 15:44
Grazie ci conto!
ssss
 
p.s.: perchè ti firmi Jazmin?
sssh
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Quota JAZMIN Rispondibullet Postato: 04 Giugno 2010 alle 16:22
LOLLOLLOLLOLè IL NOME DI MIA FIGLIA
ORIGINALE NO?????
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Quota ssss Rispondibullet Postato: 08 Giugno 2010 alle 15:33
E' arrivata la e-mail sui laboratori di Tirrenia: inizia il lavoro!
Baci,
sssh
 
 
sssh
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corryevai
Primi passi
Primi passi


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Quota corryevai Rispondibullet Postato: 19 Giugno 2010 alle 23:02
ciao siamo nuovi, voremmo sapere come funziona qui, noi abbiamo adottato una bimba in albania, vorremmo dialogare con altre coppie che hanno fatto altrettanto.
spiegateci come funziona!
grazie
corrado e manuela
 
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JAZMIN
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Quota JAZMIN Rispondibullet Postato: 21 Giugno 2010 alle 10:53
WinkWinksilvia ci sei?
come procede?
rispondi alla mia mail?
baci baci EmbarrassedEmbarrassedEmbarrassedEmbarrassedEmbarrassedEmbarrassed
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Quota ssss Rispondibullet Postato: 05 Luglio 2010 alle 23:39

Marina ti ho appena risposto con uan e-mail.

Da oggi torno operativa.
Baci,
sssh
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Iscritto dal : 25 Settembre 2009
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Quota ssss Rispondibullet Postato: 06 Luglio 2010 alle 23:18
Cari Corrado e Emanuela,
i GFL sono precisamente i Gruppi Familiari Locali, ovvero gruppi di famiglie volontarie di Ai.Bi. che si trovano circa mensilmente sparsi per tutta Italia e che collaborano attivamente per la sede.
Questo precisamente è lo spazio del GFL di Milano, mentre se guardi nella sezione "Voci dal Movimento" troverai il GFL di Bari, il GFL di Roma...e così via.
Per quanto riguarda invece l'Albania, dovreste cercare nelle altre sezioni del Forum dove si dialoga di questo.
Per qualsiasi informazione comunque, scrivete pure.
Buona notte.
sssh
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Lalle
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Quota Lalle Rispondibullet Postato: 31 Agosto 2010 alle 11:25
Ciao a tutti, qualcuno ha notizio x corsi che si tengono a settembre?
 
Lalle
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Quota ssss Rispondibullet Postato: 08 Settembre 2010 alle 14:40
Cara Lalle,
se guardi sul sito di ai.bi. troverai le date di tutti i corsi.
Buona giornata.
sssh
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Quota ssss Rispondibullet Postato: 28 Settembre 2010 alle 13:07
Ricordo a tutti che sabato 2 Ottobre alle ore 16.30 c/o il Centro servizi Fidarsi della Vita ad Affori si terrà il primo incontro (organizzativo e propositivo) del GFL di Milano.
Seguirà cena e Rosario per i bambini abbandonati.
Vi aspettiamo.
sssh
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Vince-Betta
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Quota Vince-Betta Rispondibullet Postato: 30 Settembre 2010 alle 14:17
ciao Silvia,
 
andiamo proprio a staffetta con i GDL di Milano e Roma, voi il 2 e noi il 3 Smile
 
Un salutone a tutti
Vincenzo & co
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Giovane
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Iscritto dal : 25 Settembre 2009
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Quota ssss Rispondibullet Postato: 30 Settembre 2010 alle 15:40
Ancora più in sintonia Vincenzo, perchè il 3 abbiamo anche il pic-nic a Mezzano, nella sede!
Baci,
sssh
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JAZMIN
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Iscritto dal : 28 Gennaio 2008
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Quota JAZMIN Rispondibullet Postato: 30 Settembre 2010 alle 16:27

Scusate, ma vi siete dimenticati di noi??????????

Vi va lunedì di raccontarci?????
 
Non solo propongo domenica di fermarci anche un solo minuto ciascuno per pensare agli altri e pensare tutti insieme che in 3 posti in Italia tante persone si stanno pensando NORD - CENTRO - SUD unite.
 
ciao
 
Marina da Bari
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